Aldo Gionta era destinatario di un provvedimento di fermo emesso dalla Dda della Procura di Napoli per associazione mafiosa. Il presunto boss è stato catturato da carabinieri del comando provinciale di Ragusa e della compagnia di Torre Annunziata. Secondo gli investigatori stava cercando di fuggire all’estero: è stato infatti individuato e fermato nel porto di Pozzallo mentre stava per imbarcarsi su un aliscafo diretto a Malta. Era in compagnia di tre persone, un uomo e due donne, la cui posizione è al vaglio degli investigatori. Dopo la notifica del provvedimento di fermo Aldo Gionta sarà trasferito nel carcere di Ragusa.
Lo chiamavano il boss poeta ma i suoi pizzini, inviati dal carcere al figlio ed agli affiliati, non contenevano parole d’amore quanto ammonimenti e veri e propri ordini su come mantenere la leadership criminale. Aldo Gionta, il boss del clan di Torre Annunziata (Napoli), figlio di Valentino, ‘fondatore’ della cosca, si rivolgeva al figlio Valentino jr, in una lettera sequestrata il 3 febbraio del 2008 nel carcere milanese di Opera invitandolo a ”imparare a sparare con il kalashnivo, poi ti dirò io cosa fare”. E ancora, ”fatti furbo, attento alle microspie. E non permetterti di fare qualcosa senza il mio permesso’. Nei messaggi la necessità di ”fare soldi” per gli avvocati ma soprattutto ‘inviti’ a esercitare il potere delle armi: ”imparate a sparare mitra, fucili e kalashnikov in posti dove non vengono gli sbirri”. Collegato alla cosca ed allo stesso Aldo Gionta, è stato arrestato a luglio di due anni fa il cantante neo melodico Tony Marciano. Gli inquirenti ritengono che alcuni messaggi criminali siano diventati parte dei testi musicali. In una canzone Marciano accusa i pentiti ma il latitante protagonista del testo assicura che non gli faranno perdere la dignità.
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