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Costume e società: tanti buoni motivi per non pubblicare sui social le foto dei propri figli minori

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Ormai è moda. Condividere con tutto il mondo il proprio spaccato di vita familiare. E i social sono diventati anche questo. Genitori sorridenti, con i loro figli  ancora troppo piccoli per i normali contrasti, e abbastanza cresciuti da non strillare tutta notte. Non passa giorno senza che i marmocchi facciano qualcosa che meriti di essere immortalato con lo smartphone: la prima parola, il primo disegno comprensibile, la faccia imbrattata di omogeneizzato, il bagnetto a casa o al mare. Nell’ansia di cristallizzare ogni momento ognuno di noi, filma, archivia tonnellate di contenuti che poi, senza pensarci troppo, si condivide su Facebook e su altri social network. Ma  questa attitudine a condividere tutto, quando si tratta soprattutto di minori, potrebbe non essere una grande idea. È di questo avviso un numero crescente di genitori americani che, negli ultimi mesi, ha cominciato a togliere immagini, filmati e informazioni sui propri figli dal social network più famosi del mondo. Secondo questi genitori, infatti, archiviare l’esperienza di genitore sui social può risultare controproducente per una serie di motivi:

1) Le immagini, i video e le informazioni (compleanno, feste scolastiche etc.) espongono la prole a qualsiasi genere di malintenzionato, che con un paio di click può essere in grado di sapere che faccia ha loro figlio, dove va a scuola e a che ora viene lasciato sul piazzale della palestra per gli allenamenti di karate o a scuola di danza;
2) Non è dato sapere con esattezza come il social network utilizzerà l’immagine e le informazioni dei bambini;
3) I contenuti e le immagini possono essere rubati e usati a scopi pedopornografici da parte di qualche maleintenzionato;
4) Non è detto che il loro figlio sarà entusiasta, una volta raggiunta l’età per iscriversi a Facebook, di sapere che frammenti della sua imbarazzante infanzia sono stati dispersi ai quattro venti della rete.

Ma se da un lato il numero di genitori accorti sta crescendo, dall’altro la fetta di chi condivide materiale sui propri figli a tutto spiano rimane grande. Stando a una ricerca condotta nel 2011 dal University of Michigan’s Institute for Social Research, il 66% dei genitori americani nati tra gli anni ’60 e ’70 condivide senza remore la vita dei propri bambini online. Naturalmente, Facebook e altri social mette a disposizione una serie di strumenti che dovrebbero consentire di mantenere un controllo effettivo sui contenuti condivisi, ma alcuni genitori non si fidano. Volendo guardare come lo scandalo NSA ha influito sui sistemi di messaggistica (facendo la fortuna di app come WhatsApp), è ragionevole immaginare che, se questa tendenza continua ad aumentare, presto spunteranno nuovi strumenti che promettono una privacy blindata,studiati su misura per i genitori più premurosi.

Articolo tratto da Panorama.it

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