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Scuola: ecco tutti i punti della riforma di Renzi

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Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha presentato mercoledì “La buona scuola”, il suo piano molto ambizioso per la riforma e la riorganizzazione della scuola, che era stato al centro di qualche controversia nei giorni passati per alcune precoci anticipazioni da parte del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, non confermate da Renzi stesso.

Il progetto pubblicato adesso ha una parte iniziale molto consistente dedicata all’annoso problema dei precari della scuola, di chi ha vinto i concorsi senza essere stato poi assunto e di chi deve fare i conti da tempo immemore con le graduatorie. L’idea, senza precedenti e complessa da realizzare, prevede di sistemare le pendenze per quanto riguarda il personale con l’assunzione in un colpo solo di circa 150mila insegnanti.

L’operazione risolverebbe problemi e disparità che si sono accumulate negli anni, con un costo stimato di circa 3 miliardi di euro. Il progetto di Renzi prevede poi una rimodulazione dei programmi scolastici (più musica, arte ed educazione fisica), un rapporto più stretto tra istituti professionali e mondo del lavoro e il compimento dell’attesa digitalizzazione della scuola. È bene ricordare che l’iniziativa – come per altre riforme annunciate dal governo Renzi – apre una fase di discussione all’interno della scuola, che durerà fino al 15 novembre, e poi si passerà all’applicazione dei provvedimenti (eventualmente modificati).

1. Nuove assunzioni
È previsto un piano per l’assunzione di circa 150mila docenti entro settembre 2015 che riguarda i precari della scuola e tutti coloro risultati vincitori e idonei nell’ultimo concorso.

2. Graduatorie a Esaurimento
Nelle graduatorie storiche (GAE) – dalle quali viene attinta ogni anno la metà dei nuovi docenti da assumere (la restante metà è riservata ai vincitori dei concorsi) – ci sono 155mila persone, che con le assunzioni per l’anno scolastico 2014-15 diventeranno circa 140mila. Il piano prevede che le successive nuove assunzioni ottengano lo svuotamento delle graduatorie storiche.

3. Nuovo concorso
Sarà bandito un nuovo concorso per l’ingresso in ruolo di 40mila insegnanti già abilitati all’insegnamento, in modo da rimpiazzare quelli che andranno in pensione tra il 2016 e il 2019.

4. Meno supplenze
Circa un terzo dei nuovi assunti servirà per coprire le cattedre attualmente scoperte (sia intere sia “spezzettate”), riducendo la necessità di supplenti con contratti annuali e il conseguente fenomeno della precarizzazione. Saranno eliminate le supplenze brevi, incentivando il ricorso alle risorse interne di ogni scuola per coprire l’assenza di un insegnante per periodi di tempo brevi. I dirigenti potranno applicare maggiore flessibilità negli orari delle classi scoperte, nel caso di scarsa disponibilità di personale.

5. Censimento
Il piano di assunzione in un solo anno di quasi 150mila nuovi docenti richiede un censimento da effettuare entro fine 2014 per capire: distribuzione geografica di chi è in GAE, disponibilità a essere assunto entro settembre 2015 (molti hanno ripiegato su altri impieghi dopo anni di attesa).

6. Assunzioni e costi
Saranno necessari circa 3 miliardi di euro per assumere quasi 150mila nuovi insegnanti. Parte dei fondi saranno ottenuti dalla soppressione definitiva delle supplenze. Quando il sistema sarà stabilizzato, dopo l’esaurimento delle GAE, i costi saranno quelli per il normale turnover tra nuovi assunti e pensionati.

7. Abilitazione
Sarà un processo diviso in due fasi: la prima riguarderà la formazione all’università, la seconda una fase pratica con un semestre di tirocinio a scuola affiancato a un insegnante che gli farà da mentore. L’abilitazione potrà essere ricevuta solo dopo parere positivo del mentore e del dirigente scolastico dell’istituto in cui si è praticato il tirocinio. In caso di giudizio negativo, il tirocinio potrà essere ripetuto in un’altra scuola.

8. Formazione
È previsto un sistema per la formazione obbligatoria del personale già in servizio, con una quota di crediti formativi da raggiungere ogni anno, anche ai fini di carriera. Sarà competenza degli istituti organizzare la formazione, che non dovrà essere fatta solo di corsi di aggiornamento, ma anche di esperienze pratiche e dirette condivise tra gli insegnanti.

9. Carriera e crediti
Sono previsti nuovi meccanismi di riconoscimento dell’impegno e dei meriti degli insegnanti, oltre al calcolo dell’anzianità dal momento dell’immissione in ruolo. Ogni docente potrà dimostrare quanto vale sulla base di: crediti didattici, relativi cioè alla qualità dell’insegnamento rilevata nelle sue classi; crediti formativi, accumulati grazie ai corsi di formazione in servizi obbligatori seguiti; crediti professionali, ottenuti lavorando per il miglioramento e la promozione del proprio istituto scolastico. I crediti saranno contenuti in un “portfolio del docente” in formato elettronico, pubblico e consultabile.

10. Stipendio
Sono previsti “scatti di competenza” a integrazione dello stipendio base ogni 3 anni, legati all’impegno e alla qualità del lavoro svolto. A questi scatti si aggiungono riconoscimenti annui variabili e accessori per lo svolgimento di attività aggiuntive nella scuola. L’attuale sistema prevede di fatto che ci vogliano 9 anni prima di avere uno scatto pari a 140 euro netti in busta paga. Il nuovo sistema porterà a 120 euro in 6 anni per gli insegnanti più meritevoli, e 180 entro 9 anni.

11. Autonomia
Il piano vuole dare nuovi strumenti e soluzioni agli istituti scolastici per attuare l’autonomia scolastica da tempo prevista dalle riforme, che si sono susseguite un po’ caoticamente negli ultimi anni. Sono previsti sistemi di valutazione, piani triennali di miglioramento e una maggiore trasparenza grazie alla pubblicazione di informazioni sui conti di ogni scuola e un registro nazionale degli insegnanti, dal quale attingere per la copertura delle esigenze previste dal piano di miglioramento di ogni istituto.

12. Meno burocrazia
È prevista una ricognizione delle “100 misure più fastidiose, vincolanti e inutili” con cui l’amministrazione scolastica deve fare i conti per riformarle e dove possibile abrogarle con il provvedimento di legge “Sblocca Italia”.

13. Internet, digitalizzazione edilizia scolastica
Il piano cita una “sinergia tra risorse nazionali, regionali e private” per migliorare la connettività per le scuole, anche nelle aree dove più forte è il cosiddetto digital divide. Il progetto si innesta su quello già annunciato per l’edilizia scolastica del governo. Il sito del ministero dell’Istruzione sarà il punto di partenza per una digitalizzazione più ordinata e coerente della scuola, grazie alla quale ogni istituto potrà avere uno spazio per promuovere le proprie attività.

14. Musica, arte ed educazione fisica
Rafforzamento dell’insegnamento pratico della musica nelle scuole primarie con due ore di educazione musicale in quarta e in quinta, più integrazioni nella scuola secondaria. Estensione dell’insegnamento della storia dell’arte e disegno nel biennio dei licei e degli istituti turistici. Progetto per l’educazione motoria e lo sport a scuola, a partire dalla scuola primaria con una quota stabile di almeno un’ora di ginnastica tra la seconda e la quinta.

15. Lingue straniere e informatica
Ne sarà previsto l’insegnamento sistematico fin dalla scuola dell’infanzia con un miglioramento dell’alfabetizzazione digitale di insegnanti e studenti, spingendo questi ultimi a essere produttori e non solo consumatori di contenuti digitali. Il piano parla anche di “introdurre il coding (la programmazione) nella scuola italiana” con un progetto che passa anche attraverso l’istituzione della piattaforma italia.code.org.

16. Lavoro
Possibilità di seguire sessioni pratiche di lavoro nell’ambito della propria formazione didattica. Il piano prevede il potenziamento dei laboratori didattici con nuove strumentazioni.

17. Risorse e investimenti
È previsto uno “School Bonus”, un bonus fiscale per chi vuole investire nella scuola, soprattutto per quanto riguarda le dotazioni delle strumentazioni negli istituti. Poi c’è la “School Guarantee”, cioè incentivi aggiuntivi per le imprese che investono risorse negli istituti professionali per i cicli scuola-lavoro. Infine sarà incentivato il ricorso al “crowdfunding” per sostenere progetti didattici delle singole scuole.

Fonte www.ilpost.it

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