Obiettivo dichiarato, a gettito invariato (2,9 mld di euro nel 2013, ovvero circa 49,8 euro pro capite) è di rimodulare il sistema in un’ottica che guardi più all’equità, anche perché dopo gli aumenti elevati degli ultimi anni, l’impianto sembra essere ad un binario morto (rispetto al 2012 i ricavi sono cresciuti appena dello 0,1%). Il sistema, in fase di prima applicazione, dovrà considerare la condizione reddituale e la composizione del nucleo familiare. Le ipotesi in ballo su cui già sono al lavoro i tecnici sono plurime e prevedono un aumento delle prestazioni sottoposte a ticket, una maggiore equità attraverso la differenziazione dei livelli di contribuzione e nuovi ticket su prestazioni più a rischio ‘inappropriatezza’ (ad esempio ricoveri diurni e ordinari o pronto soccorso).
Anche per i ticket sui farmaci sono in ballo misure che prevedono il ricorso a compartecipazioni crescenti al crescere della tariffa (ma con un tetto massimo per ricetta) o differenziate per situazione economica. Per la specialistica, si pensa all’abolizione del superticket da 10 euro. Tra le ipotesi anche una revisione dei criteri di accorpamento delle prestazioni per ricetta, rideterminazione del tetto massimo e importi differenziati per situazione economica e per età dell’assistito. Per gli esenti per patologia, una regressione della percentuale di partecipazione su specifiche prestazioni o tetti massimi annuali differenziati. Per quanto riguarda i proventi da ticket a livello regionale il gettito più elevato nel 2013 (dato Corte dei conti) è stato quello prodotto dalla Lombardia (490 mln), seguita dal Veneto (319 mln), dal Lazio (281 mln) e dalla Campania (238 mln). Analizzando invece la spesa pro capite il Veneto è in testa con 66 euro per cittadino. Al secondo posto la Toscana con una spesa pro capite di 60,6 euro seguita dalla Provincia autonoma di Bolzano a quota 56,2 euro. La spesa pro capite minore si registra invece in Sardegna con una media di 32,7 euro per cittadino.