Cinque giorni di sciopero nazionale, dal 29 settembre al 3 ottobre prossimi, e la “prosecuzione delle azioni di protesta” nel caso in cui non si modifichi e chiarisca la posizione del Ministero della Giustizia sulla riforma della magistratura di pace. A proclamare lo sciopero, l’Unione Nazionale Giudici di Pace, contro i “recenti provvedimenti annunciati dal Governo”, che tendono alla mera “rottamazione” della domanda di giustizia, “accrescendo i costi ed i tempi della definizione dei processi con la prescrizione di fasi di conciliazione obbligatoria e di negoziazione assistita”.
L’orientamento ministeriale sulla riforma della magistratura di pace, spiega la nota dell’Unagipa, “nega di fatto la natura giurisdizionale all’attività degli uffici del giudice di pace, nonostante la stessa conti oltre un milione e 600 procedimenti, un indice di litigiosità che supera il 50% di quello dei Tribunali in tutte le materie civili (28 procedimenti su 1000 abitanti a fronte di 45 cause su 1000 abitanti del contenzioso tribunalizio), e abbia assorbito nel 2012 il 56% delle cause di cognizione di primo grado (nell’anno precedente era il 59%) ed il 59% dei decreti ingiuntivi, (strumenti insostituibili per il soddisfacimento dei crediti delle imprese)”. E ancora, lo stesso orientamento prevede uno “statuto unitario” comprendente figure “diverse di magistrati ed ausiliari al solo scopo ed espediente di utilizzare gli scarni fondi assegnati ai giudici di pace per coprire la spesa per l’istituzione dell’ufficio del processo e integrare i trattamenti di got e vpo”. Infine, i trattamenti previsti dal Ministro “compromettono l’autonomia e l’indipendenza dei giudici di pace, rendendo vano l’obiettivo della ‘terzietà”.
(ANSA).
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