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Processione San Matteo, il Vicario Generale: “Dura ferita inferta alla Chiesa. Traditi gli impegni assunti”

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In una lettera inviata agli organi di informazione il Vicario Generale della chiesa salernitana Don Biagio Napoletano commenta così i fatti accaduti durante la processione di San Matteo:

“Tristezza e dispiacere per quanto accaduto durante la processione e, in particolare, per la grave profanazione della sacralità di una celebrazione religiosa”. É quanto sottolinea il sacerdote Biagio Napoletano, vicario generale dell’Arcidiocesi Salerno-Campagna-Acerno, dopo lo ‘scontro’ tra paranze e Curia, in occasione della processione del Santo patrono di Salerno, lo scorso 21 settembre, e dopo le proteste e gli insulti rivolti all’arcivescovo, Luigi Moretti.

Una nota dove si parla di “delusione” per il tradimento di impegni assunti, di “spettacolo irriverente”, di una volontà di riconciliazione. E di una “ferita inferta alla Chiesa”. “É evidente, pertanto, che la vera questione in gioco non è la difesa d’ufficio della persona del Vescovo, ma prendere atto di una vera e propria ferita inferta ad una Chiesa che venera intensamente i suoi Santi – sottolinea la nota – Ci sembra opportuno ribadire che l’obiettivo dei reiterati incontri avvenuti nel corso dell’anno con gli amici portatori era e resta la volontà di aiutare le persone a vivere una serena e gioiosa esperienza di fede nell’autenticità della tradizione cristiana, animando il tragitto con preghiere dedicate alle diverse componenti della società”.

“Un vivo ringraziamento va a quanti hanno accolto e sostenuto questa proposta pastorale, tra cui è giusto citare la Guardia di Finanza che ha mostrato fin dall’inizio leale collaborazione – aggiunge il vicario – Comprendo, d’altro canto, il rammarico e la delusione del nostro Pastore nei confronti di quanti hanno tradito gli impegni assunti a più riprese, stravolgendo pretestuosamente le modalità concordate e trasformando un momento itinerante di preghiera in uno spettacolo irriverente dal punto di vista umano e spirituale”.

“Tutto ciò, se da un lato non può che essere condannato – conclude – dall’altro deve necessariamente essere motivo per aprirsi ad una prospettiva di riconciliazione nella verità e di impegno formativo di carattere religioso per il futuro. Siamo pronti a ricominciare insieme un cammino che aiuti tutti a vivere la bellezza dell’essere cristiani e a fare della venerazione dei Santi una concreta occasione di crescita personale”.

 

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