La gara prenderà il via alle 18 (il raduno è fissato per le 15) e, come previsto dal regolamento, andrà avanti per cinque ore durante le quali i partecipanti dovranno provare a raccogliere quanto più pescato possibile. Poi si passerà alle operazioni di pesatura (saranno assegnati 50 punti per ogni preda più un punto per ogni grammo), al termine delle quali sarà stilata la classifica finale del 4° trofeo nazionale di Surfcasting che consentirà di procedere alle premiazioni. Gli organizzatori dell’evento Giuseppe Russo, Gioacchino Sorrentino, Mauro Buono, Roberto Citro, Rocco Pierri, Agostino Milite hanno curato il tutto nei minimi dettagli per allestire una manifestazione sportiva di primissimo livello. “Quest’anno prevediamo la partecipazione di almeno cento agonisti – spiega il presidente del Cava Team, Giuseppe Russo -. Per questo motivo nessun componente della squadra “Cava Team” parteciperà all’evento agonistico ma saremo tutti impegnati nelle fasi organizzative per assicurare ai partecipanti il miglior comfort possibile. L’obiettivo è di avere anche la presenza del pubblico in modo da apprezzare e valorizzare una disciplina sportiva che non sempre viene presa in considerazione nel modo adeguato”.
Alla conferenza stampa di presentazione dell’evento – andata in scena stamane nei saloni del Coni provinciale – hanno preso parte anche il delegato provinciale del Coni Salerno, Domenica Luca e il presidente della sezione provinciale Fipsas Salerno, Alberto Gentile.
IL SURFCASTING. Il surfcasting (letteralmente “lancio sull’onda”) è una modalità di pesca sportiva che si effettua dalla spiaggia, con robuste canne, capaci di lanciare il complesso terminale (esca e piombo) a distanze considerevoli dalla riva. Nel corso degli anni questa tecnica di pesca ha subìto molteplici modifiche. Inizialmente il termine veniva utilizzato per indicare l’azione di pesca ottenuta attraverso il lancio di un’esca in acqua (casting) in presenza di un moto ondoso di tipo oceanico (surf), dovuto alle quotidiane forti escursioni di marea. Con il passare del tempo, però, il termine è stato un po’ assimilato e il surfcasting si è trasformato nella classica pesca dalla spiaggia, possibilmente in presenza di moto ondoso. In alcuni luoghi del mondo vengono sfruttati proprio i momenti favorevoli di marea che innescano a riva una precisa catena alimentare.
Sulle nostre rive sabbiose il surfcasting ha trovato modalità originali che lo accumunano a quello praticato su tutte le coste del Mediterraneo. In assenza di importanti correnti di marea che sollevano dal fondo il nutrimento utile all’alimentazione dei pesci e alla creazione della già citata catena alimentare, sarà la mareggiata creata dal vento a sostituire lo stesso fenomeno. Inoltre nel nostro mare ci sono una serie di pesci che durante le stagioni miti vivono e si alimentano nei pressi della linea litorale, anche con mare sostanzialmente calmo e ciò consente una proficua pesca anche in condizioni di surf non canoniche. Nel Mar Mediterraneo, la stagione del surfcasting va da ottobre ad aprile, periodo durante il quale le mareggiate portano allo scoperto gli organismi bentonici che costituiscono la base alimentare accumulatasi durante l’estate.
Il surfcasting agonistico ha trovato negli anni canoni e denominatori comuni per paesi e per località dalle caratteristiche molto differenti. In tal modo la specialità si è trasformata in una più generica pesca a fondo svolta principalmente con rive sabbiose. Inizialmente l’attività agonistica legata al surf casting in Italia si svolgeva esclusivamente in notturna mentre negli ultimi tempi c’è stato un progressivo adeguamento alle pratiche internazionali. La tipologia dei pesci ricercati durante le gare si è enormemente allargata: dai soli grufolatori (principalmente mormore), si è passati a pesci legati al ciclo stagionale e che hanno modalità di alimentazione non connesse al fondo (aguglie, lecce stella, occhiate o boghe).