L’hanno sperimentato di persona: sono quelli che se la sono cavata e possono ancora raccontarlo. Altri, purtroppo, non possono perché c’hanno rimesso la vita. Non per causa di un crudele destino ma per la mancanza di una struttura di pronto soccorso a portata di mano, come si suol dire. La distanza tra il territorio agropolese e l’ospedale di Vallo della Lucania per alcuni è stata fatale. Niente ha potuto il personale delle autoambulanze, pur prodigandosi al massimo nella speranza di arrivare in tempo al pronto soccorso vallese: in questi casi incidenti stradali e improvvisi malori non hanno lasciato scampo. L’apprendimento di questi fatti ha scosso le coscienze di tutti gli Agropolesi. Oggi c’è un sentimento di colpa per non aver fatto nulla di concreto nell’opporsi fermamente alla chiusura. Come c’è la preoccupazione di constatare che la vita di ognuno, se si viene colpiti da accidenti di salute vari, è molto meno garantita. Questo fa vivere oppressi da indicibile paura.
Ed è quanto ha prodotto la sciagurata decisione di chiudere l’ospedale di Agropoli. Ma chi ha voluto ciò ora sappia che le cose stanno cambiando: l’ultimo anno, passato senza la garanzia di un diritto primario come l’ospedale, ha creato in ciascuno un senso di ribellione che supera lo stato di colpa e di delusione e fa acquisire una nuova consapevolezza nelle proprie forze per lottare uniti e riavere il nosocomio. Questa volontà si è palesata la sera di sabato 27 settembre 2014 nelle numerose persone che hanno partecipato alla riunione indetta dal “Comitato pro-ospedale”. I presenti, tra cui i rappresentanti delle Organizzazioni sindacali locali Cgil-Cisl-Uil, hanno convenuto di mobilitarsi per creare le condizioni di lotta ed iniziative varie al fine di ottenere la riapertura completa del Pronto soccorso.