Alle prime luci dell’alba, dopo un certosino lavoro di localizzazione furono tratti in arresto POPOVICI Niculae, 26enne rumeno, residente a Pontecagnano; OUARSAN Sami, 33enne marocchino, domiciliato a Battipaglia; BANTA Gheorghita Nelu, 29enne rumeno, senza fissa dimora e SACALUS Erika, 27enne rumena, senza fissa dimora. L’indagine, condotta con metodi tradizionali supportati da attività tecniche, consentì in meno di un mese di smantellare un’organizzazione, con base a Santa Cecilia di Eboli, costituita da soggetti che favorivano e sfruttavano l’attività di prostituzione di donne rumene, assicurandone la relativa “protezione”, dietro l’imposizione di un corrispettivo fissato in 150 euro per ciascuna.
Le investigazioni, all’epoca disvelarono nei particolari le modalità con le quali avveniva la gestione del meretricio sulla fascia costiera ebolitana; l’organizzazione infatti si preoccupava che le connazionali da loro protette potessero fruire delle posizioni più favorevoli (gli spartifuoco più in vista ovvero le piazzole di sosta più ampie così da consentire alla “clientela” di potersi fermare senza recare intralcio) ad adescare i clienti, allontanando prepotentemente, con violenze fisiche e psicologiche, chiunque non fosse in grado di corrispondere il prezzo imposto per questo genere di “servizio”, esercitando così un vero e proprio monopolio dell’illecita attività in parola.
Al riguardo, gli stessi sodali, attraverso una precisa assegnazione di compiti, procuravano alle donne sfruttate una sistemazione alloggiativa per tutta la loro permanenza sull’area in esame, intervenendo sia per garantire loro riparo in caso di frequenti controlli da parte delle forze di polizia, sia per scongiurare episodi di violenza nei loro confronti da parte di altre prostitute di diversa etnia ovvero di “clienti insolventi”. Inoltre, la vigilanza nei confronti delle “protette” era assiduamente garantita durante tutto lo svolgimento dell’attività di meretricio, mediante un vero e proprio servizio di ronda, a bordo di potenti autovetture.
Infine, al termine della giornata, il “gestore della piazza” provvedeva a riscuotere il prezzo imposto, sia per la protezione, sia in percentuale sul guadagno della giornata. Nel corso dell’operazione non fu rintracciato CAPATINA Marian, che proprio pochi giorni prima del blitz decise di ritornare in Patria, per sbrigare alcuni affari personali, legati alla propria situazione familiare. Essendosi reso irreperibile sul territorio nazionale, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Salerno hanno attivato tutte le procedure per la sua cattura anche fuori dai confini nazionali, mediante la cooperazione internazionale con Interpol. In tale contesto, CAPATINA Marian è stato localizzato proprio in Romania, sulla scorta delle risultanze investigative fornite dai Carabinieri del citato Nucleo, e tratto in arresto dalla polizia rumena per i reati ascritti, mediante procedura di cooperazione internazionale, a seguito della quale è stata avviata la procedura di estradizione. L’arrestato, dopo le formalità di rito è stato associato presso la Casa Circondariale di Rebibbia.
Comunicato Ufficiale dei Carabinieri
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