Sono previsti gli interventi di Vincenzo Viggiani, Aurelio Tommasetti, Mario Capunzo, Corrado Bonifazi, Sandro Spinsanti, Maria Giovanna Vicarelli, Maria Giulia Marini, Patrizia Palomba, Giuseppina Cersosimo, Tiziana Tesauro, Antonino Trimarchi, Fortuna Lombardi, Francesco Petrosino, Giovanna La Rocca, Massimo Triggiani, Paolo Landri.
La narrazione può offrire uno strumento prezioso al malato per dare senso alla sua esperienza traumatica e aiutarlo a ricostruire la nuova identità che la malattia ha prepotentemente frammentato. Ma le potenzialità terapeutiche dell’atto narrativo sono rese possibili soprattutto grazie a medici capaci di empatia. Le neuroscienze hanno infatti dimostrato che fattori psicologici complessi, quali la fiducia nel medico, il credere in una terapia, la speranza di guarigione, hanno tutti effetti concreti sul cervello del paziente, inducendo gli stessi cambiamenti cellulari e molecolari che la medicina studia, analizza e utilizza. La relazione fra medico e paziente assume pertanto un ruolo cruciale dal momento che è questa relazione la strada maestra per ottenere risultati clinici più consistenti. Il che apre la medicina a una dimensione socio-psicologica importante quanto il ricorso alle sue altre scienze di base.
Il convegno è stato organizzato dall’Azienda Ospedaliera in collaborazione con l’Università di Salerno e l’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR. Scopo di questo convegno è dunque presentare, da un lato, le narrazioni come strategia per costruire una nuova identità nel cambiamento indotto dalla malattia cronica, dall’invecchiamento e da eventi traumatici, dall’altro evidenziare come attraverso l’approccio della cosiddetta medicina narrativa sia possibile migliorare la qualità, reale o percepita, dei servizi sanitari, supportare la programmazione e l’integrazione socio-sanitaria, favorire la formazione di comunità che aiutano.
“La Medicina Narrativa fortifica la pratica clinica con la competenza narrativa per riconoscere, assorbire, metabolizzare, interpretare ed essere sensibilizzati dalle storie della malattia: aiuta medici, infermieri, operatori sociali e terapisti a migliorare l’efficacia di cura attraverso lo sviluppo della capacità di attenzione, riflessioni, rappresentazione e affiliazione con i pazienti e i colleghi.“
(Rita Charon)