Ma il ‘nascondiglio’ scelto non si era rivelato particolarmente “riservato” – come ha invano sostenuto il lavoratore licenziato – tanto che una donna lo aveva visto in ‘azione’ e lo aveva denunciato “in loco” alle forze dell’ordine. Senza successo, l’addetto alla sicurezza Luigi N.(31 anni), ha provato a far presente “la temporaneità dell’allontanamento, l’ubicazione del magazzino, il livello di inquadramento, l’assenza di danni, l’assenza di precedenti disciplinari” per cercare di essere reintegrato al lavoro.
I supremi giudici – sentenza 23378 – gli hanno replicato che già la Corte di Appello di Napoli nel 2012, aveva valutato queste circostanze senza però ritenerle “significative” dal momento che lui era “l’unico agente presso l’impianto della stazione ‘Salvator Rosa’, con il conseguente dovere di attenzione sotto il profilo della sicurezza degli utenti”, data la “potenzialità lesiva della sua omissione”. Inoltre il fatto che una signora, utente della metro, lo avesse visto indicava che il luogo da lui scelto per l’incontro ‘galante’ “era comunque raggiungibile”.
La vicenda è avvenuta l’ 11 ottobre del 2007, e il licenziamento per giusta causa risale al 30 dello stesso mese.
Fonte ANSA