Più espressamente il procuratore regionale della Corte dei Conti, pur evidenziando alcune criticità, allo stesso tempo aveva sottolineato gli sforzi compiuti per la loro rimozione apprezzando i risultati in gran parte già conseguiti. Nel dettaglio il pubblico ministero nella sua requisitoria si era così espresso: “Le chiavi di lettura che si ritengono utili per la valutazione finale appartengono ai centri di spesa esaminati i quali, quasi tutti, presentano significativi successi sia sul piano economico (nella sola sanità si è passati dall’indebitamento di 497 Meuro del 2010 ai 55 meuro nel 2013) sia sul piano della riorganizzazione dei servizi (vedasi legge di riordino delle società partecipate e l’opera compiuta dal commissario dell’EAV per il ripristino del servizio di trasporto pubblico) sia sul piano dei controlli (vedasi le nuove metodologie di controlli sui finanziamenti pubblici in favore dell’imprenditoria privata).
Il procuratore Cottone continuava: “Ora il processo di risanamento sembra avviato e, occorre riconoscere che (…) oltre che il contenimento delle fonti di spreco emergono anche effetti confermativi i cui risultati, in termini di legalità e virtuosità dell’azione dell’amministratore potranno essere certamente letti soltanto nei rendiconti futuri”.
Consapevole, dunque, del grande lavoro svolto, sebbene non vi fosse una norma nazionale di riferimento, l’Amministrazione regionale ha deciso di presentare ricorso avverso la deliberazione n. 19/2014, e la Corte dei Conti a Sezioni Riunite ha accolto il ricorso presentato dall’amministrazione regionale della Campania.