A Roma contro lo smantellamento dello stato sociale, contro il tentativo di privatizzazione del pubblico impiego, per la difesa dei diritti dei lavoratori ad avere un contratto rinnovato, per una rivisitazione dei diritti fondanti della nostra costituzione ritenendo inviolabili quelli fondamentali su salute, istruzione, difesa e servizi sociali.
Il riordino della pubblica amministrazione non si attua con i tagli lineari, ma con la razionalizzazione e la riorganizzazione di tutti i servizi.
I lavoratori pubblici di Salerno e provincia sono ormai esausti per un servizio sanitario pubblico totalmente ridimensionato e che garantisce le attività ordinarie con milioni di euro tra straordinari, ALPI e libera attività professionale, per una filiera privata della sanità e del socio assistenziale ormai smantellata senza alcuna garanzia per i cittadini e gli utenti per la quantità e la qualità delle prestazioni erogate, per il rischio reale per molti comuni di dissesto a seguito degli ulteriori tagli previsti dall’attuale governo, per una regione e una provincia che invece di adoperarsi per definire trasferimenti di funzioni e competenze, risultano imballate dalle prossime campagne elettorali e continuano a fare proclami senza alcuna capacità di programmazione reale, per la chiusura di presidi territoriali di governo sul territorio – sedi INPS, tribunali, agenzie dell’entrata (basta ricordare che quella di Agropoli rischia la chiusura, con conseguente deportazione a Vallo dei dipendenti, dimenticando che la strada oltre ad essere dissestata è attualmente chiusa e che il sindaco del paese ha messo a disposizione locali per mantenere in loco i servizi), avvio di chiusura del Museo Diocesiano (grave attacco alle radici culturali e memoria storica del territorio). Saranno circa un migliaio i lavoratori pubblici di Sanità, Enti Locali, Funzioni Centrali, Servizi Pubblici Locali, Scuola, Università, Ricerca, AFAM, Sicurezza, Privato Sociale che Sabato 8 novembre chiederanno al Governo Renzi di attivare una vera opera di razionalizzazione delle istituzioni italiane “di cambiare verso” nell’effettiva cambio di direzione per una reale politica economica, sociale e di welfare che metta al centro i cittadini e le loro comunità di riferimento.
Commenta