E non e’ detto, quindi, che chi si trova a spendere anche molto meno di quanto ritenuto necessario sia più virtuoso, perchè dietro l’apparente risparmio si può celare, invece, una carenza di servizi. Viceversa, chi spende di più non necessariamente spreca. Ecco una sintesi dei primi dati ora resi accessibili a tutti i cittadini:
– SUD POCO ATTENTO AL SOCIALE: dai dati 2010 elaborati da OpenCivitas emerge per esempio che nel complesso i Comuni del Mezzogiorno da un lato risultano spendere più dello standard per i servizi generali (con uno scostamento del 6,7% rispetto al fabbisogno) mentre spendono troppo poco sul fronte dei servizi sociali (il 4,91% in meno della effettiva necessita’).
– PERUGIA GUIDA CLASSIFICA ‘SPENDACCIONI’: nel 2010 e’ stato il capoluogo umbro, tra i Comuni con piu’ di 60mila abitanti, a registrare lo scostamento maggiore, con una spesa per cittadino di 1.057 euro a fronte di un fabbisogno standard calcolato in 734 euro (-31%). Dietro Perugia, Brindisi (-29%), Taranto (-25%), Potenza (-24%), Fiumicino in provincia di Roma (-23%), Salerno (-22%), Lecce, Venezia e Viareggio (-19%) e, infine, Casoria, in provincia di Napoli (-16%). Tra i capoluoghi, spendono piu’ dello standard anche Potenza (-24%), Firenze (-10%), Roma (-7%) Bologna e Napoli e Ancona (rispettivamente con -5, -4% e -3%).
– A LAMEZIA SI SPENDE MENO: a guidare la classifica di chi invece ha speso in linea o addirittura molto meno rispetto al fabbisogno standard c’e’ Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, che nel 2010 ha dedicato 449 euro a cittadino a fronte di 607 valutato come necessario (con uno scostamento del 41%). Seguono Giugliano in Campania, provincia di Napoli (33%), Vicenza (32%), Arezzo (21%), Imola (20%), Forli’ (20%), Reggio Calabria (20%), Pescara e Crotone (16%), e Bergamo (15%).
Tra i capoluoghi al primo posto c’e’ Campobasso (+15%, con una spesa pro-capite di 484 euro a fronte di un fabbisogno di 557), seguita da Catanzaro (14%), Genova (10%), Torino (7%), Bari (6%), e infine Milano, che e’ sostanzialmente in pari (+1%, cioe’ 1160 euro spesi rispetto a un fabbisogno di 1171).