La petizione coinvolge in Italia circa 30mila imprese tra stabilimenti balneari, camping, alberghi e ristoranti con oltre 100mila addetti diretti che operano su porzioni di demanio marittimo loro concesso dalle autorità competenti, con legittimi provvedimenti amministrativi adottati nel pieno rispetto della normativa vigente.
Premessa fondamentale della richiesta degli imprenditori aderenti al Sib è infatti che la balneazione attrezzata italiana è costituita prevalentemente da piccole imprese familiari, molte delle quali diverse sorte sin dall’Ottocento, in grado grazie al rapporto personale tra gestore e cliente di garantire l’eccellenza del servizio e la fidelizzazione della clientela divenendo un elemento cruciale per il turismo ed una manifestazione dell’identità del Paese.
“Il sistema turistico balneare versa, purtroppo da alcuni anni”, ha spiegato quindi Giocondo, “in uno stato di profonda incertezza e di precarietà, con conseguente pericolosa paralisi degli investimenti a causa dell’eliminazione, su impulso dell’Unione europea e mediante la legge 26 febbraio 2010 n. 25, del rinnovo delle concessioni amministrative che era alla base di questo peculiare e strategico “prodotto italiano”. La Campania, che del turismo balneare può e deve vivere, non poteva quindi sottrarsi a questa battaglia per un futuro migliore della categoria e, quindi, dell’offerta turistica”.