Gli inevitabili, surreali pastiche linguistici restituiscono a Shakespeare i momenti di comicità che gli sono necessari, mentre l’azione corre verso la sua nota e tragica conclusione. In altre parole, attraversando il dramma e scivolando volentieri nella commedia, ad ogni rappresentazione il pubblico assisterà a uno spettacolo sempre diverso. La prima parte del lavoro si concentra sul testo, su quell’inglese fitto che appare in bianco e nero com’è stampato sui libri… dunque incomprensibile, spaventoso. È un inglese che va intonato ad alta voce, che va “detto” e non “letto”. Dall’errore, anche quello dell’attore, si genera il riso, poi il gioco, poi la scena, poi forse anche la poesia. La drammaturgia, il progetto e la “mise en espace” è stata curata collettivamente da The Hats.
The Hats Company è una compagnia che vuole compiere l’impresa apparentemente impossibile di recitare le opere di Shakespeare in inglese con soli tre attori, rendendole fruibili anche per un pubblico non anglofono. Nasce in un bar. Un attore che rientra da Londra, un regista amante di cappelli, la decisione di lavorare su Shakespeare, in inglese, a Napoli.The Hats è composta da Victoria de Campora, Arturo Muselli, Ludovica Rambelli, Margherita Romeo, Alessio Sica.