Le linee che andrebbero migliorate (e di molto) o che andrebbero evitate, si trovano quasi tutte, manco a dirlo, al Centro-sud: la Roma Termini-Ciampino-Castelli Romani, la Circumflegrea, la Bergamo-Milano, la Siracusa-Ragusa-Gela, la Portogruaro-Venezia. E ancora laCatanzaro-Lido-Lamezia Terme, la Salerno-Potenza e la Campobasso-Isernia-Roma. Poi ci sono le linee soppresse, con la Regione Piemonte in testa a tutte: ben quattordici nell’ultimo triennio, mentre un’altra linea tra Lombardia ed Emilia Romagna pure è stata eliminata: la Cremona-Piacenza. Il tutto, mentre si continua ad aumentare il biglietto singolo o gli abbonamenti per i poveri bistrattati pendolari.
Volendo trarre delle percentuali, occorre dire che l’Abruzzo si pone tra quella più sanguinaria con il ventuno percento delle soppressioni; seguono la Campania e la Sicilia, col diciannove percento. Prima parlavamo di aumenti del costo del biglietto. Capofila si pone ancora il Piemonte, con un +47%, poi la Ligura col 41% e completano il podio Abruzzo e Umbria, col 25%. Come si può notare, paradossalmente, proprio quelle regioni che più delle altre hanno tagliato.
Fonte blastingnews