Nell’ambito dell’indagine è stato eseguito il più importante recupero di monete false dall’introduzione dell’euro: è stato sequestrato, infatti, un container con 306 mila monete, da uno e due euro, per un importo complessivo di 556 mila euro. Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Dino Petralia e dal pm Geri Ferrara.
Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata alla falsificazione, introduzione nello Stato e spendita di monete falsificate. In quattro sono stati bloccati a Palermo: si tratta di due commercianti palermitani e di una coppia di ghanesi. I primi due hanno le botteghe alla Guadagna e al centro città, i due ghanesi gestiscono un market in una traversa di via Maqueda. La coppia di stranieri avrebbe avuto il compito di mantenere i contatti con i cinesi e di trasportare a Palermo le monete in arrivo a Napoli, utilizzando dei trolley durante i viaggi in nave. I due palermitani, invece, acquistavano le monete dai ghanesi e le introducevano nel mercato legale attraverso le loro attività.
I carabinieri hanno anche ricostruito il prezzo di vendita delle monete false. Quelle di buona qualità, cioè quelle accettate anche dalle macchinette, venivano vendute dai ghanesi a 60 centesimi all’euro, mentre il prezzo si abbassava fino a 40 centesimi per quelle meno fedeli all’originale.
I napoletani sono entrati nell’indagine perché sono loro ad avere messo a disposizione una società pulita che importava dalla Cina i container con materiale edile. Ma lì dentro non c’erano solo pezzi di ferro per i ponteggi. C’erano anche chili e chili di monete, nascoste dentro a piccoli tubi simili agli Innocenti.
L’indagine ha preso il via per caso, poco più di un anno e mezzo fa. I carabinieri stavano indagando su un omicidio che aveva sconvolto la città: quello di Massimo Pandolfo, il gay ucciso con 44 coltellate al Teatro del Sole. L’inchiesta svelò un vorticoso giro di prostituzione minorile. Uno dei clienti, uno straniero, scoprirono i militari, pagava quei ragazzini con monete false.
Una di quelle monete finì nelle mani
degli investigatori, che si accorsero della precisione e della qualità di quella riproduzione. E’ iniziata così l’indagine “Shangay money” dei carabinieri di Piazza Verdi.
Grazie al supporto del comando antifalsificazione monetaria di Roma hanno svelato un vasto traffico di monete false dalla Cina all’Italia. L’inchiesta si basa anche su una buona fetta di intercettazioni telefoniche, infatti l’organizzazione comunicava solo al cellulare. Rari gli incontri.