Il documento contabile è stato comunque respinto con una maggioranza larga, a riprova di una perdita sostanziale di fiducia da parte dell’attuale presidente. A questo punto c’è il concreto rischio di un passaggio di mano, una situazione peraltro scontata in un contesto di normalità che non appartiene al calcio italiano e più in generale all’Italia. I club che stanno remando contro Macalli hanno chiesto la riconvocazione dell’assemblea per trarre le considerazione del caso da questa pesante bocciatura e arrivare a una nuova elezione. Clima teso e incerto quindi.
Tanti i temi oggetto di dissidio nel tempo: dalla divisione dei soldi alla spartizione dei contributi, fino all’ala dei dissidenti ingrossata da Gabriele Gravina e dall’ex direttore generale Francesco Ghirelli. E così è maturata la sfiducia. E addio al vecchio che avanza.
«Se qualcuno ha detto che questo bilancio non va bene, dovrà anche fornire le motivazioni-ha spiegato Macalli al termine dell’assemblea-Non sento sfiducia nei miei confronti, sento un malessere collettivo che è stato alimentato anche molto da promesse che non esistono». All’orizzonte potrebbero esserci nuove elezioni? «Obiettivamente non lo so-replica Macalli-E’ possibile di tutto. Se vogliono fare le elezioni, io le faccio. Non ho nessuna remora da questo punto di vista. Non ci vuole uno scienziato atomico per capire che c’e’ un malcontento che viene cavalcato»