L’assenza di una regolamentazione che prevede prelievi faunistici ed eventuali abbattimenti selettivi ha prodotto, inoltre, uno squilibrio ecologico a favore di specie invasive (cinghiali, volpi, corvidi), a danno di specie autoctone cosiddette “nobili” (lepri, fagiani, starne, caprioli, cervi, etc.) la cui presenza garantirebbe l’equilibrio ecosistemico difendendo anche la flora attraverso utilizzazione del sottobosco causa spesso degli incendi estivi.
Il sovraffollamento delle specie invasive in alcuni casi hanno creato delle vere e proprie emergenze (cinghiali) comportando una ricaduta negativa alle colture di montagna (nocciole, castagne) tanto che annualmente le istituzioni competenti impegnano ingenti somme per ripagare agli agricoltori dai danni subiti.
Infine, l’esecutivo guidato dal sindaco Vito Sansone, si fa portavoce delle rimostranza avanzate da residenti ed imprenditori, i quali lamentano l’eccessiva estensione delle aree soggette a vincolo che hanno incluso buona parte del territorio agricolo montano comportando gravi danni alle attività che si svolgono in quelle zone (agricoltura e pascolo).
«A circa dieci anni dalla sua istituzione, – sostiene il primo cittadino Vito Sansone – il Parco Regionale dei Monti Picentini non è mai diventato, a dispetto delle grandi aspettative, quel volano di sviluppo stabile e sostenibile per la crescita economica del settore turistico, agricolo e delle attività commerciali collegate. L’attuale perimetro del Parco – conclude – include aree del territorio appartenente alla Comunità Montana Monti Picentini non proprio di pregio ambientale, comprendendo tra l’altro anche centri abitati e comportando con ciò lungaggini burocratiche per l’acquisizione di parere e nulla osta anche per l’esecuzione di piccoli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria dei manufatti».