Può darsi anche che ci sia un errore nel nostro statuto, perché ‘civilisticamente’ votano le 60 società attuali, non votano le 18 società che sono retrocesse nei dilettanti e che determinano una situazione all’interno di una Lega di cui non fanno più parte. Sono tante le cose da vedere. Ma se mi liberassero domattina io garantisco che vado da Crema a Caravaggio a piedi…”. Macalli si è poi soffermato sulla richiesta di dimissioni avanzata da Gabriele Gravina, consigliere federale di Lega Pro, che dopo la mancata approvazione del bilancio ha parlato di “palese sfiducia manifestato all’attuale n.1 della Lega Pro. “Questa è una cosa che decido io, non me le deve chiedere un’altra persona. Ho ancora la facoltà mentale di decidere quello che è meglio fare per tutti”, la replica del vicepresidente della Figc.
“Il problema – aggiunge Macalli – è che quando si vuole collaborare, si collabora, nessuno di noi sta in una torre d’avorio. Il mio telefono è aperto, rispondo e parlo con tutti, non guardo se uno mi ha votato o no, faccio il mio lavoro e sono molto tranquillo e pacifico”. “Se escludo le mie dimissioni? Io non escludo mai nulla – dice – perché le dimissioni sono un atto anche importante. Uno deve darle se a un certo momento non ha la fiducia dei club, ma io questo non lo so. Può darsi anche che non l’abbia, però è da dimostrare. Quando sarà il momento lo capiranno tutti se avrò la maggioranza, la fiducia dei club – conclude Macalli – Fulmine a ciel sereno? Me lo sarei anche aspettato, perché quando si opera in quella maniera è solo per fare disastri o altro. Quello che però mi sarei aspettato, e avrei apprezzato, sarebbe stato discutere nel merito del bilancio. Invece in tutti gli interventi non si è parlato di questo, ma di ben altro”.