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Regione, Nappi: “Le politiche attive del lavoro si fanno sul territorio”

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“La riforma del titolo quinto della Costituzione deve porre rimedio ai problemi creati alcuni anni fa da una ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni cervellotica e non creare nuove difficoltà, soprattutto alle persone. Penso in particolare all’emendamento presentato dal Governo che intenderebbe affidare alla competenza esclusiva dello Stato le politiche attive del lavoro.”

Così l’assessore al Lavoro Severino Nappi, in merito all’emendamento presentato dal Governo nel testo della riforma costituzionale, a margine dell’incontro sul Sud che si è tenuto stamattina a Roma presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri con il sottosegretario Graziano Delrio e il ministro Maria Carmela Lanzetta.

“Una scelta di questo tipo non può funzionare. Il mercato del lavoro si governa dal territorio e l’esperienza di questi anni ce lo insegna. E poi, diciamo la verità: praticamente tutto quello che oggi si fa in Italia su questo tema lo si realizza con risorse e strumenti finanziati dalle Regioni. Invece di andare verso il modello in uso in gran parte del sistema occidentale, che prevede una regia nazionale e attori territoriali, stiamo rischiando di mettere in piedi un carrozzone centralista che ci riporta indietro di cinquant’anni, e cioè agli uffici di collocamento statali. Piuttosto, il Governo si preoccupi di finanziare le politiche attive del lavoro, visto che nel jobs act non c’è un euro. Mentre noi abbiamo bisogno di trasformare i centri per l’impiego – ereditati dallo Stato centrale – in servizi per il lavoro.  E questo non è solo il mio giudizio, ma di tutti gli assessori al lavoro d’Italia che, in sede di Commissione, hanno stabilito di chiedere al Governo un incontro proprio su questo tema per scongiurare una riforma che nascerebbe già col piede sbagliato”, conclude Nappi.

 

 

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