È questo il merito del libro del giornalista Roberto Paolo “Il caso non è chiuso. La verità sull’omicidio Siani” (Castelvecchi Editore), che verrà presentato sabato 10 Gennaio alle ore 16.30 presso la Sala Conferenze della Fondazione Alario di Ascea nell’ambito delle attività didattiche del Corso di Perfezionamento e Alta Formazione in Geogiornalismo, ideato e promosso dalla Fondazione Alario e dall’Università Suor Orsola Benincasa con il Patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti della Campania.
Discuteranno con l’autore, Antonio Corbo, giornalista de “La Repubblica”, Roberto Conte, direttore della comunicazione dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Marcello d’Aiuto, avvocato penalista e presidente della Fondazione Alario e Claudio Silvestri, giornalista del “Roma”.
Presentazione del volume
Gli assassini di Giancarlo Siani sono tutti in galera? Questo è quello che si crede e questa è la domanda da cui parte il volume di Roberto Paolo. Sei persone sono state condannate per l’omicidio del giovane cronista de “Il Mattino”, ucciso dalla camorra nel settembre del 1985.
Ma i veri killer e mandanti potrebbero essere ancora liberi. Ed è questo che emerge dall’inchiesta giornalistica di Roberto Paolo, che ha già convinto la Procura di Napoli a riaprire le indagini. L’autore ha passato al setaccio tutti gli atti dei processi, scoprendo incredibili falle e contraddizioni eclatanti che gettano pesanti ombre sulla «verità» giudiziaria. Il libro è il frutto di anni di ricerche per trovare documenti inediti, testimoni mai sentiti nei processi, vecchie informative sepolte nei cassetti. Una controinchiesta che ha portato Paolo a raccogliere la confessione choc di una persona che afferma, a quasi trent’anni di distanza, di essere l’uomo che consegnò le armi ai killer di Siani: due ragazzi del clan Giuliano di Forcella. Mentre si aprono nuovi squarci sul vero ruolo che ebbe il clan Gionta di Torre Annunziata.
Come in un noir, il lettore può seguire l’autore nel suo viaggio nel ventre molle di Napoli. Un racconto che si dipana tra personaggi improbabili, avvocati o sedicenti tali, informatori, camorristi, ex investigatori ed ex giornalisti, e a volte si sofferma a descrivere le sgangherate biografie di alcuni dei principali protagonisti di quello che resta ancora oggi un vero giallo. E su cui questo libro, ottimo esempio di giornalismo investigativo, getta una nuova, inquietante luce.
L’autore
Caporedattore del «Roma», il più antico quotidiano di Napoli. Autore di inchieste politico-giudiziarie che hanno avuto vasta eco sulla stampa nazionale. È stato tra i protagonisti della docufiction di Abel Ferrara Napoli, Napoli, Napoli, presentata al Festival di Venezia del 2009. Affermato anche come fotografo per i suoi reportage, ha collaborato tra gli altri, con «l’Espresso», «Io Donna», «Il Tempo» e la rivista «Africa».
Nel 2010 ha ottenuto il premio della commissione anticamorra del Consiglio regionale della Campania dedicato ai giornalisti che si sono distinti per il loro impegno contro la criminalità organizzata.