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Nell’abbraccio al Mister il messaggio della squadra all’ipotetico ribaltone

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C’è un linguaggio cifrato anche nel calcio: basta un gesto per manifestare al mondo intero la compattezza, la voglia di andare avanti assieme – nonostante le difficoltà – da parte di un gruppo. Baci e soprattutto abbracci, ma non di commiato in occasione del gol di Calil. Il brasiliano dopo aver segnato è corso ad abbracciare il mister e dopo di lui hanno fatto lo stesso gli altri. Alla fine, il bolide di Calil diventa un cazzotto per il portiere del Martina Franca ed una carezza per Menichini, che – guarda la coincidenza – nei minuti finali, durante l’assalto granata si era già alzato dalla panchina, evidentemente troppo rovente per restarci seduto. Quella di ieri può essere definitva realmente la gara e soprattutto la vittoria della svolta.

Se non si fosse vinto puntuali sarebbero arrivati i processi al mister ed alla squadra con il primo pronto ad essere immolato sull’altare dei punti nonostante le blindature e le difese d’ufficio. Tre punti importanti perché permettono alla Salernitana di reagire dopo un periodo negativo di tenere il passo del Benevento che negli ultimi giri di lancette già prefigurava la sua fuga. Ed invece non è stato così. La Salernitana ha tirato fuori quel carattere che era venuto meno improvvisamente. La vittoria di ieri non risolve i problemi di questa squadra ma non ne alimenta di ulteriori. La vittoria di ieri ci dice soprattutto una cosa: i campionati non sempre si vincono con il bel gioco. I campionati si vincono quando c’è condivisione del progetto, compattezza, unità di inmtenti, quando c’è il gruppo. E ieri il gruppo ha risposto sul campo a chi la pensa diversamente e già prefigurava il ribaltone progetto crollato grazie alla sassata imprendibile di Calil

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