C’erano due anfore con disegni del pittore greco Assteas risalenti al IV secolo a.C., trafugate a Paestum, quattro pannelli affrescati provenienti da una villa romana scoperta a Pompei a pochi metri dall’area degli scavi archeologici. E ancora, tantissimi reperti rubati nella zona collinare di Pozzuoli e nel Casertano nel sito dell’Antica Cales, tra gli oggetti recuperati in seguito all’indagine “Dedalo” coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e condotta dai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio di Napoli con il supporto dei presidi dell’Arma sul territorio, ovvero la Compagnia di Capua e la stazione di Calvi Risorta.
L’inchiesta per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla ricerca illecita, all’impossessamento e alla ricettazione di reperti archeologici, ha portato in carcere tre persone residenti tra Napoli e Caserta: si tratta del 58enne Rocco Verrengia, ritenuto l’organizzatore degli scavi, Angelo Valente di 32 anni e Benedetto D’Aniello di 67 anni, collaboratori del primo e ricettatori di professione; ai domiciliari sono finite altre 15 persone, quasi tutti tombaroli, residenti tra Mondragone e Capua (Caserta), Capaccio (Salerno), Castellammare di Stabia, Terzigno e Napoli, Sabaudia e Formia (Latina). Gli indagati sono in tutto 43. Il valore dei reperti recuperati è di circa 2,5 milioni di euro; solo le due anfore di Assteas valgono oltre 1,5 milioni di euro.
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