LA DIFESA DI MAROTTA ALL’ANSA. “Rifarei tutto – spiega Marotta all’Ansa – e anche di più se fosse possibile, ma credo sia improbabile fare oltre rispetto a quanto ho fatto nel mio lavoro. Non è mai stata messa in dubbio da nessuno la mia dedizione al lavoro e la mia professionalità. Non mi pento di nulla. Ho solo lavorato al fianco del mio sindaco con il quale ho condiviso un percorso di trasformazione della città”.
La Corte dei Conti ha condannato anche due dirigenti del Comune di Salerno. Felice Marotta ripercorre le fasi che hanno portato la Corte dei Conti a condannare il primo cittadino e la relativa giunta: “All’epoca della mia nomina – spiega – non era necessario avere la laurea, cosa che oggi è fondamentale per un posto al quale si accede per concorso. Non avevo la laurea, ma ho frequentato all’università di Salerno un master in Amministrazione Locale (durato un anno e mezzo) con tanto di esame e votazione finale.
Tra l’altro io ero già inquadrato nella qualifica di dirigente per le norme vigenti all’epoca e quindi ho solo continuato a percorrere la mia carriera professionale fino all’apice della stessa. La mia nomina era una consulenza ad alto contenuto di professionalità”. “Nel 2006/2007 – aggiunge – la vicenda fu già portata alla luce nel corso di una consueta ispezione che il ministero ciclicamente svolge negli enti locali. In quel caso non fu registrata alcuna anomalia in merito al mio caso. In seguito si è avuta una seconda ispezione ministeriale, dove, contrariamente alla volta precedente, si sono registrate le prime criticità. A seguito di questa ispezione, nel 2012 mi sono immediatamente dimesso, ancor prima che la Corte dei Conti si attivasse”.