“Quindicimila posti di lavoro persi, dal 2007 al 2014, in conseguenza del blocco del turn-over, 2300 posti letto in meno nello scorso anno, 269 milioni di euro spesi per prestazioni sanitarie effettuare fuori regione: questi – ha precisato Tavella – sono solo alcuni degli aspetti del disastro sanità. La riduzione del numero degli addetti ha aggravato le condizioni di lavoro e peggiorato la qualità del servizio”.
“La sanità – ha aggiunto Tavella – rappresenta un terreno di consenso e, qualche volta, di clientela politica. E a questo, come è accaduto recentemente a Caserta, si aggiunge una insopportabile infiltrazione della criminalità organizzata”. “Bisogna uscire dalla logica del commissariamento – ha concluso Tavella – sarebbe ora di affidare la sanità campana a persone competenti e che la politica faccia un passo indietro, altrimenti la condizione rischia di peggiorare, con tutto ciò che ne consegue per i cittadini campani”.
“Anche in provincia di Salerno, come nel resto della regione, ai cittadini viene negato il diritto, sancito dalla Costituzione, ad una sanità che garantisca livelli qualitativi degni di un Paese civile”. Tavella, commentando i dati del Dossier approntato dalla confederazione sulla sanità e presentato questa mattina, si sofferma sulla situazione registrata in provincia di Salerno. “Sono stati chiusi – ricorda Tavella – i punti di pronto soccorso di Agropoli, Cava dei Tirreni, Mercato San Severino e Scafati. In nessuno di questi presidi sono state avviate iniziative di riconversione. L’Ospedale “Andrea Tortora” di Pagani, indicato come presidio ad indirizzo oncologico, non è stato mai attrezzato per questa funzione. Hanno chiuso le cliniche Villa Venosa di Battipaglia ed in parte la Clinica Tortorella di Salerno”. “Crisi aziendali nella sanità privata – conclude Tavella – che si stanno traducendo in numerose procedure di mobilità e licenziamenti”.