I reati contestati vanno dal falso ideologico all’abuso d’ufficio alla lottizzazione abusiva e a reati di natura ambientale. Il presidente del secondo collegio della seconda sezione penale del Tribunale di Salerno, Vincenzo Siani, aveva deciso il 23 dicembre per il rinvio, a causa di un difetto di notifica a carico dell’ex Soprintendente, Giuseppe Zampino, coinvolto nella inchiesta, oggi peraltro assente. Già nel rinvio a giudizio c’era la legittimazione quali parti offese dei Comitati No Crescent, Italia Nostra, Anpana del Ministero dell’Ambiente e del Comune di Salerno. Cinque gli elementi da esaminare in dibattimento: la sdemanializzazione, l’autorizzazione paesaggistica, le violazioni urbanistiche, i permessi a costruire e le violazioni edilizie.
Fonte LIRATV
Comitato No Crescent: “Lo Stato è contro l’ecomostro”
Italia Nostra e il comitato No Crescent esprimono soddisfazione per le richieste di costituzione di parte civile degli enti pubblici comune di Salerno, Ministero dell’Ambiente e Ministero dei beni culturali. Queste costituzioni dimostrano che anche per i Ministri Galletti e Franceschini e per lo stesso Presidente Renzi l’intervento urbanistico di Santa Teresa è pura speculazione privata, una scelta scellerata che va contro la collettività, non è un caso che anche l’ente comunale reputi di essere persona offesa dai reati, primo fra tutti quello di lottizzazione abusiva.
Nelle scorse settimane le associazioni hanno più volte richiesto ai ministeri interessati e all’ufficio contenzioso presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri di costituirsi nel processo Crescent, per dare un segnale forte al Paese contro la speculazione edilizia e la “mala gestio” del territorio.
Quel segnale è arrivato: lo Stato, nei suoi vertici più alti, è contro l’ecomostro Crescent, simbolo della illegalità!
Siamo soddisfatti – sostengono gli esponenti delle associazioni ambientaliste- di vedere che anche i costruttori stiano riconsiderando l’intero progetto, non sorprende in verità la costituzione di parte civile della società Sist. Già in sede di osservazioni al nuovo Pua, la società proprietaria dell’ex Jolly hotel aveva dimostrato di non crederci più, manifestando malesseri e timori per la possibile confisca dell’area, rappresentando perplessità sulla mancata sdemanializzazione dell’intero comparto.
Tuttavia, alla richiesta di legalità proveniente, anche sul nuovo Pua, da larghi settori della società civile e da settori dell’imprenditoria, il comune e i suoi organi hanno risposto con annunci, nuova propaganda, antiche approssimazioni.