Ma qual’era la proposta di Cammarota? “Un marchio per la nostra terra, nel 2013 facemmo anche un manifesto, per istituire in mano pubblica con le associazioni di categoria e la Camera di Commercio il marchio commerciale e turistico della Città delle Luci, con il quale monetizzare il ritorno di immagine, con la realizzazione di prodotti della tradizione e con l’industria salernitana di produzione delle luci, esaltando così la nostra terra, la nostra economia, creando lavoro per i nostri giovani”. “Tuttavia”, continua Cammarota, “la delibera non dice nulla, se non la registrazione tecnica affidata agli uffici anzicchè a scelte politiche di governo, non vorrei si nascondesse il tentativo di favorire i soliti amici degli amici con opere di clientela e di piccolo cabotaggio. Occorre invece partecipare le scelte ai soggetti istituzionali territoriali e alle categorie produttive se si vuole fare sistema, come l’idea del marchio, almeno la nostra, impone”.
“Creare ricchezza e lavoro con le proprie risorse è un imperativo morale”, conclude Cammarota, “anzicchè far cassa dubbia con Soget o con la svendita urbanistica della città o della sua identità come per Centrale del Latte, o utilizzando le “luci” per portare soldi ai mercatini di natale torinesi mentre i nostri negozi chiudono. Ora ci aspettiamo delibere sulla clausola sociale e sulle pratiche giacenti di condono edilizio, altre antiche proposte nel cassetto. Anche se non ce lo diranno, ognuno ha il suo stile”.