Nel mirino dei giovani avvocati a partita Iva a medio e basso reddito (si legge sul sito ProntoProfessionista.it) è finita un’altra questione sempre legata alle tariffe, e cioè la regola dei “minimi obbligatori” imposta dalla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense. In questo caso, gli avvocati sono obbligati a pagare alla Cassa Forense una quota minima pari a circa 3.800 euro all’anno, indipendentemente dal reddito prodotto, pena la cancellazione dalla Cassa stessa e dall’Albo professionale. Ciò comporta che molti di coloro che “ci hanno messo la faccia” girino la maggior parte se non tutti i loro guadagni alla Cassa forense.
E’ un meccanismo che – dicono – privilegia i colleghi con entrate più sostanziose e che vogliono cambiare, pur sapendo di rischiare parecchio. Per questo l’MGA (Mobilitazione Generale degli Avvocati), la sigla scelta dai legali a partita IVA a basso reddito, ha deciso di creare un fronte unico contro la Cassa forense, annunciando di non poter pagare la quota previdenziale e contestando la conseguente cancellazione dall’Albo. Una battaglia che non è solo di protesta, ma anche e soprattutto costruttiva: l’MGA propone che la quota spettante alla Cassa Forense si basi sul modello contributivo in modo da eliminare l’iniquità di trattamento previdenziale tra colleghi con redditi molto differenti. E, inoltre, chiede che chi è già in pensione smetta di svolgere la professione e si cancelli dall’Albo.
La situazione che si prospetta a un giovane avvocato fresco di esame di Stato pare essere questa: pochi clienti, una quota minima obbligatoria di circa 4 mila euro annui da pagare indipendente dal reddito accumulato e…ciliegina sulla torta, l’impossibilità di conquistarsi una fetta di mercato proponendo tariffe scontate o facendosi pubblicità attraverso piattaforme commerciali in internet perché “poco decoroso”. La Cassa forense diventa obbligatoria per chi fattura più di 10.300 euro l’anno. E così scattano, rispetto ai forfait precedenti, anche il calcolo del pregresso. E così c’è chi avendo fatturato 10.500 euro in un anno si ritrova a dover pagare – compreso il pregresso – 14.000 euro di contributi previdenziali. Se non si versa tutto, si è cancellati dalla Cassa e dall’albo.