C’è chi ritiene, come l’amministrativista Gianluigi Pellegrino, che “scatterà la sospensione per 18 mesi”. E chi è più prudente come il costituzionalista Gino Scaccia, convinto che ci sia uno spazio non ancora del tutto definito sul piano del diritto. Pellegrino rimanda all’articolo 8 della norma e spiega quella che è un’apparente incongruenza, cioè che la Severino consenta di candidarsi in caso di condanna non definitiva, salvo disporre poi la sospensione in caso di elezione: “La norma abbina a sentenze definitive misure definitive; e a sentenze provvisorie misure provvisorie.
L’incandidabilità è sempre conseguenza di una condanna definitiva, mentre la sospensione è una misura provvisoria per sentenze non definitive. La legge in questo senso è coerente, era pensata come un deterrente. L’incoerenza è dei partiti, che prima, sull’onda degli scandali, hanno votato la norma e ora non dovrebbero consentire le candidature di chi poi incorre nelle sanzioni della Severino”. Sono convinto che “si stia agitando un problema politico, con qualche imbarazzo nel Pd, che a suo tempo sostenne la Severino, ma dal punto di vista giuridico la questione è molto aperta e tutt’altro che definita”, afferma invece Scaccia.
Su un punto, i due giuristi concordano, trovando riscontro del resto in quanto il diretto interessato ha già annunciato: se sospeso, De Luca ricorrerà al Tar. Quanto basta per ribaltare nei fatti la situazione, fa notare Scaccia, perché a quel punto “è assai probabile che De Luca si vedrà reintegrato dal Tar” come governatore o consigliere, come è successo pochi mesi fa anche al sindaco di Napoli De Magistris.
“In quella sede, tra l’altro, i giudici amministrativi potrebbero inviare gli atti alla Consulta” come è accaduto anche nella vicenda De Magistris. Ed ecco l’altro fronte aperto.
“Sulla legge Severino – ricorda Scaccia – pendono ancora molte importanti decisioni. Si attende infatti di conoscere la pronuncia della Corte di Strasburgo a seguito del ricorso promosso dai legali di Silvio Berlusconi; e la pronuncia della Corte Costituzionale per la questione sollevata dal Tar Campania nell’ambito del caso De Magistris. Uno dei punti centrali su cui dovranno esprimersi e fare chiarezza riguarda il nodo della retroattività della legge e la possibilità di applicarla quando ci sono condanne penali relative a fatti compiuti prima della sua entrata in vigore”.
LE GRANE GIUDIZIARIE- De Luca è stato condannato il 21 gennaio, in primo grado, per abuso d’ufficio in relazione alla nomina di un project manager per il progetto del termovalorizzatore salernitano. “Condanna demenziale, per aver usato l’espressione project manager invece di coordinatore”, è stato il commento dell’ex sindaco di Salerno. Quella condanna comunque farebbe scattare la sospensione di De Luca dalla carica di governatore, in caso di elezione, per effetto della legge Severino: ipotesi che De Luca conta di scongiurare – se non intervenissero nel frattempo modifiche della legge o decisioni della Consulta – con un ricorso al Tar, organo che già lo aveva reintegrato nel ruolo di sindaco a gennaio.
Ancora in corso, infine, il processo che vede De Luca imputato con altre 21 persone per presunte irregolarità nella realizzazione del Crescent, il complesso urbanistico che sorge sul lungomare progettato dall’architetto catalano Riccardo Bofill. I reati contestati vanno dal falso ideologico all’abuso d’ufficio.
Ok hai vinto .però la storia dice che a palazzo s.lucia un salernitano manca da molto molto tempo ….quindi Napoli è Napoli non è come fare il sindaco a Salerno nel paesello …auguri
Per anonimo, infatti siete un altra razza restii al rispetto delle regole, ma questo lui lo sa.comunque orgogliosi di vivere nel paesello che non cambierei mai per Napoli chehaime’ vive solo di storia passata.
ma non è un autogoal incredibile parlare della legge Severino da applicare al sindaco di Salerno e poi parlare di rispetto delle regole? Il sindaco ha appena detto che la legge (una regola) è demenziale, dov’è il rispetto?
E’ sempre più evidente che con la “scusa” della rottamazione/rinnovamento(rischiando in diverse circostanze il ridicolo) si è perso il lume democratico che è nel dna del pd assomigliante sempre più a una dittatura che all’espressione dei cittadini , è vero i cambiamenti non sono sempre indolore ma non si può essere “contro ” per partito preso anche davanti all’evidenza, il rinnovamento deve essere fatto a 360 gradi cercando possibilmente di non “dimenticarsi” per quanto possibile i punti reputati meno importanti.
che la regione, come la provincia, così come concepita non ha ragione di esistere, fa solo danni. La Campania, ridotta in questo stato, ha con de luca (sic!) la sua ultima possibilità.