«Puntualmente, e non ci meraviglia più, da parte dei soliti noti, è partita, con modi scientifici e prevenuti, la scontata campagna di fango per gettare ombre e dubbi sullo svolgimento delle primarie. Una presa di posizione che offende non solo la classe dirigente locale del Partito Democratico, ma soprattutto i tantissimi simpatizzanti che hanno offerto il loro contributo al seggio di Agropoli e tutti coloro che hanno voluto essere protagonisti votando i candidati in corsa alle primarie. Il dato dell’affluenza – dice Alfieri – non deve scandalizzare. Anzi. In una città dove ad amministrare è un sindaco del Pd, Franco Alfieri, rieletto nel 2012 con il 90% di consensi, sostenuto in Consiglio Comunale da una maggioranza Pd, e che ha una Deputata Pd in Parlamento, Sabrina Capozzolo, è naturale la massiccia e sentita risposta dei cittadini. Tra l’altro, è stato mantenuto lo stesso trend delle precedenti primarie:
– 30 dicembre 2012, primarie parlamentari PD: 1078 votanti (Capozzolo 1002 voti, 92%);
– 8 dicembre 2013, primarie segretario nazionale PD: 1604 votanti (Renzi 1386 voti, 86%)
– 16 febbraio 2014, primarie segretario regionale PD: 847 votanti (818 Tartaglione, 96%).
Anziché sollevare inutili polveroni, sarebbe opportuno ringraziare il Circolo del Pd di Agropoli che ha messo in moto una efficiente macchina organizzativa capace di far registrare, senza affanni, alla luce del sole, un’alta percentuale di partecipanti che, nel seggio della Sala Giovanni Paolo II, nel pieno centro della città, hanno trovato ben cinque postazioni che hanno permesso di velocizzare le operazioni di voto. Lo sanno benissimo anche gli storici detrattori che, invece di spendere energie per il bene del partito, impiegano il proprio tempo per creare pretestuosamente polemiche evanescenti. Adesso è l’ora di un Partito Democratico compatto che con forza è chiamato ad affrontare le prossime impegnative settimane di campagna elettorale, con l’unico obiettivo di cambiare verso alla Regione Campania, mandando a casa il Governo di centrodestra di Caldoro, dal quale si ereditano cinque disastrosi anni di amministrazione».