Preseti alla conferenza l’Assessore alla Cultura e all’Università del Comune di Salerno Ermanno Guerra, il responsabile dell’organizzazione Giovanni Giordano e Don Alessandro Gallotti, parroco di S. Maria delle Grazie e S. Bartolomeo.
L’evento, il cui intento è quello di rievocare e far rivivere i momenti fondamentali della passione di Gesù, dal bacio traditore di Giuda al processo davanti al Sinedrio, dalla condanna a morte pronunciata da Pilato fino alla morte in croce, avrà inizio alle 18.30 con la scena dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme in piazza Flavio Gioia. Sin dalla prima edizione, nel 1983, l’evento si contraddistingue per una duplice valenza, religiosa e civile. Ormai è una manifestazione consolidata, che coinvolge oltre 130 figuranti, impegnando tutta la comunità parrocchiale organizzatrice, nei tre mesi precedenti, in una scrupolosa preparazione.
Anche quest’anno, quindi, la fedeltà dei costumi, abiti tessuti dalle donne della comunità o noleggiati presso le ditte che forniscono costumi per i set cinematografici, la suggestiva atmosfera che si ricrea tra i vicoli del cuore antico della città, la cura nella scelta degli scorci del centro storico più adeguati alle varie scene coinvolgeranno i sempre più numerosi spettatori che ogni anno fanno da cornice alla Via Crucis, provenienti anche da fuori città, permettendo loro di rivivere uno dei momenti religiosi più intensi dell’anno liturgico cristiano.
La scelta di fondo, poi, di individuare gli interpreti, sia per i personaggi principali che per i semplici figuranti, non tra professionisti ma tra la gente dei diversi quartieri della città è particolarmente cara all’organizzazione. Unica eccezione l’interprete di Ponzio Pilato, Mimmo Schiavone, uomo di spettacolo. Tanti, poi, i ragazzi delle comunità parrocchiali del Volto Santo e della Medaglia Miracolosa, oltre a quelli della comunità organizzatrice, che, insieme alle donne e agli uomini, interpreteranno il popolo, al fianco dei quali, come l’anno scorso, si uniranno molti ragazzi delle scuole primarie Monterisi e Don Milani.
Commenta