La manifestazione più che una mostra d’arte pittorica vuole essere una celebrazione della Regina dei cieli, la Madonna del Monte Carmelo scrive sul sito web dell’Istituto il dirigente scolastico Vincenzo Giannone.
La mostra organizzata dalla Galleria del Carmine di Salerno in collaborazione con la Scuola Medaglie d’Oro di Salerno e la Scuola Ferdinando II di Borbone a Scafati ha per titolo “La Madonna del Carmine nella pittura antica e moderna”.
La mostra sarà visitabile da mercoledì 22 aprile a venerdì 8 maggio (escluso i giorni festivi) dalle ore 17 alle 19.30 (ingresso gratuito)
La mostra offrirà al pubblico degli appassionati rare e preziose riproduzioni di dipinti di scuola seicentesca e settecentesca (tra i quali si distingue la “Sapietia Carmeli“, opera di artista sconosciuto donata da P.Angelo Lanfranchi a Papa Giovanni Paolo II) in cui troneggia il culto della “Vergine Bruna”.
Quella di onorare la Madonna del Carmine è una forma di devozione molto antica che risale all’anno giubilare 1500, quando un gruppo di devoti residente nel rione Mercato di Napoli volle organizzare un pellegrinaggio a Roma portando in processione l’icona della Madonna del Carmine detta “La Bruna”, venerata nella vicina Basilica-Santuario del Carmine Maggiore.
Il pellegrinaggio partì il 5 aprile 1500. Si racconta che attraversando via Lavinaio si verificò un fatto strepitoso. Un certo Tommaso Saccone, che era storpio dalla nascita e chiedeva l’elemosina lungo la strada, al passaggio della sacra immagine chiese alla Madonna di poterla accompagnare se fosse stato sanato. Lo storpio guarì all’istante con grande giubilo dei presenti.
Lungo la strada che da Napoli conduce alla Città eterna, avvennero molti altri fatti straordinari, per cui quando il pellegrinaggio giunse in prossimità di Castel Sant’Angelo, lo stesso Sommo Pontefice si mosse per andargli incontro e accompagnare la Sacra effigie nella Basilia di San Pietro. L’immagine della “Bruna” rimase in San Pietro per tre giorni dove fu visitata da moltissimi pellegrini. Nel viaggio di ritorno si verificarono ancora altri fatti prodigiosi, per cui l’accoglienza fu più che trionfale nella città partenopea. L’icona della Vergine giunta nella basilica fu collocata sull’altare maggiore da dove mai più è stata rimossa.
Dopo questi fatti, non cessando l’afflusso dei fedeli alla basilica del Carmine, Federico d’Aragona volle per il 24 giugno un raduno dei malati del Regno per chiedere a Dio per l’intercessione della Vergine Santissima, la grazia della guarigione. Nella mattinata del 24 gli infermi furono portati in chiesa e sistemati su appositi palchi innalzati lungo i due lati della basilica. Lo stesso re con la regina e la relativa corte presero posto su un palco situato nel presbiterio.
Le cronache del periodo raccontano che quando, ad un cenno del sovrano, furono iniziate le litanie e le campane del campanile di fra’ Nuvolo iniziarono a suonare a distesa, due raggi di luce piovvero dal cielo per posarsi sulla effigie della Madonna e poi riversarsi, come un grande fiume, sulla duplice fila dei malati, i quali furono tutti guariti. Quel giorno era un mercoledì, per cui da allora si scelse nella settimana il “mercoledì” per onorare con azioni varie liturgiche, con preghiere e canti, con l’ascolto della Parola di Dio, con pellegrinaggi e con la recita delle “Allegrezze” la Madre del Carmelo. Dopo questi fatti la devozione dei mercoledì alla Madonna del Carmine si diffuse non solo nel in nel Sud Italia ma anche in tutto il mondo, con manifestazioni varie di culto alla Vergine del Carmelo.
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