Sabato 25 aprile
Auditorium Oscar Niemeyer, ore 19.00
DI SOSPIRI E DI TEMPESTE
Il suono della natura nel barocco musicale
Maria Grazia Schiavo, soprano
Ensemble Barocco di Napoli
Tommaso Rossi, flauto dolce e concertazione
Raffaele Di Donna, flauto dolce; Raffaele Tiseo e Marco Piantoni, violini
Rosario Di Meglio, viola; Manuela Albano, violoncello
Giorgio Sanvito, violone; Enrico Baiano, clavicembalo
Progetto “Campania: dal Barocco al Contemporaneo”
Fondazione Ravello in collaborazione con Associazione Dissonanzen
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
Programma
Antonio Vivaldi (1678-1741)
Concerto in Do Maggiore per due flauti, archi e basso continuo RV. 533
Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736)
“Mentre dormi amor fomenti” da Olimpiade (1735)
Georg Friedrich Händel (1685-1757)
“Da tempeste il legno infranto” da Giulio Cesare (1724)
Antonio Vivaldi
Concerto in Re Maggiore op.10 n.3 “Il Gardellino” (1728)
Giovanni Battista Pergolesi
“Lieto così talvolta” da Adriano in Siria (1734)
Antonio Vivaldi
“Anche il mar par che sommerga” da Bajazet (1735)
Georg Friedrich Händel
“Il volo così fido”, da Riccardo I (1727)
Nell’estetica barocca la musica è in grado non solo di descrivere il mondo della natura, ma anche l’intricata geografia interiore dell’animo umano. Con il programma Di sospiri e di tempeste attraverso alcuni capolavori vocali e strumentali di grandi autori quali Vivaldi, Händel, Pergolesi verrà raccontata proprio questa capacità “mimetica” della musica, un’attitudine descrittiva che comunemente si fa risalire alla musica di Antonio Vivaldi, di cui verrà eseguito il Concerto per flauto il Gardellino, ma che è presenza costante negli autori del Settecento, sia in ambito operistico che strumentale. Il flauto, arcaico portavoce della Natura, impegnato sia in qualità di solista che come strumento concertante a sostegno della voce umana sarà il protagonista musicale della serata. Gli strumenti a fiato sono, in questo senso, reali o potenziali protagonisti di questo ideale estetico e filosofico. Essi, in un certo senso, sono la natura, come insegna il mito di Pan e di Siringa narrato da Ovidio. Un rinato interesse per l’osservazione della natura, che riportasse al centro l’ambiente in cui è protagonista l’uomo, al posto di un pensiero metafisico di stampo aristotelico o addirittura dogmatico, ha portato, in musica, i compositori del primo Settecento a cercare quali effetti musicali e anche quali strumenti potessero restituire al meglio il suono della natura.
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