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Sud Oltre Expo: a Paestum la proposta di un tavolo permanente sulla Dieta Mediterranea

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Con la conferenza “Il Territorio, Patrimonio Immateriale dell’Umanità: le Eccellenze e le Best Practices” questa mattina a Paestum si è concluso Sud Oltre Expo, la manifestazione organizzata dall’Università di Salerno in collaborazione con enti e associazioni locali per presentare i processi virtuosi nel campo dell’industria agroalimentare. Sempre a Paestum, sull’isola pedonale antistante il parco archeologico, si è tenuto il “Mercato di Campagna Amica” organizzato da Coldiretti.

Al termine della conferenza, il professore Pietro Campiglia ha lanciato l’idea di un tavolo permanente sulla Dieta Mediterranea che unisca università, enti locali e consorzi.

Ad aprire gli interventi, coordinati da Ugo Picarelli, nella location del Museo Archeologico Nazionale di Paestum, è stato il sindaco della cittadina dei templi Italo Voza che ha sottolineato l’importanza delle produzioni a chilometro zero. «E’ importante da un punto di vista economico perché il costo del prodotto si abbassa almeno del 30 % ed è un fatto culturale perché il consumatore viene stimolato ad avvicinarsi alla realtà contadina, alla terra, agli animali e ai luoghi da cui questi prodotti provengono. Inoltre sono importanti per quanto riguarda la salute perché i prodotti non vengono manipolati e impacchettati, ma sono freschissimi e abbiamo la certezza della provenienza locale. Per quanto riguarda il nostro comune, l’Università di Salerno, la Camera di Commercio e l’Osservatorio Appennino Meridionale hanno elaborato un progetto di ricerca sulla qualità ambientale e produzioni del territorio e hanno scelto come comune capofila Capaccio. I risultati sono stati straordinari».

All’incontro ha preso parte anche il presidente della Banca di Credito Cooperativo di Capaccio-Paestum Rosario Pingaro che ha parlato dell’importanza delle innovazioni tecnologiche. «Capaccio nasce con un’economia agricola che rimane una componente importante ma a causa della frammentazione del nostro territorio ha perso la capacità trainante del passato e secondo noi l’opportunità dell’Expo, nuovi processi, nuovi prodotti e l’innovazione nel settore agricolo sono un’occasione unica per rilanciare questo settore».

La direttrice del Parco archeologico e del Museo archeologico di Paestum Marina Cipriani ha ricordato la vocazione agricola fin dall’antichità del territorio: «La vocazione del territorio che oggi si estrinseca nei prodotti a chilometro zero è tutto sommato una vocazione antica. Sappiamo che Paestum fu fondata per motivi politici dai Sibariti ma anche per un interesse per l’ambito territoriale agricolo che si estendeva dal Sele fino alle pendici dei Monti Alburni e dove i Greci piantarono soprattutto produzioni cerealicole. Il salto di qualità è avvenuto con l’avvento dei Lucani che alla fine del V° secolo passarono alle colture specializzate: l’olivo, la vite, gli alberi da frutto e l’allevamento. Questa produzione veniva portata fuori, nel Mediterraneo, per cui abbiamo un qualcosa che va valorizzato anche nel senso di una tradizione che affonda le proprie radici in epoche remote».

Nell’introdurre gli interventi successivi Pietro Campiglia,  del Dipartimento di Farmacia dell’Università degli Studi di Salerno ha parlato di nuovi modelli di business nel settore agroalimentare: «Abbiamo il grosso vantaggio di avere una zona il cui elemento fondamentale è la biodiversità. Biodiversità da salvaguardare, sia come prodotti a chilometro zero, sia come prodotti che non sono più sulle nostre tavole. La sfida è promuovere i prodotti insieme al territorio. La vera sfida è “oltre l’expo”, di qui il titolo “Oltre l’Expo”, perché noi vogliamo sfruttare la vetrina internazionale non per presentare i nostri prodotti ad Expo ma per far venire Expo nel nostro territorio. L’importanza di questo evento è anche che per la prima volta ha riunito attorno ad un tavolo diverse associazioni, ognuna con le sue problematiche. Vogliamo lavorare sul start up innovative e far rimanere i giovani nel territorio lavorando su un valore aggiunto che sono le nostre tradizioni. Fare un turismo che non sia legato solo ai monumenti ma anche alla Dieta Mediterranea. L’università deve scendere sul territorio, il connubio forte tra imprese e università deve generare innovazione in grado di creare economia ma anche agire da un punto di vista sociale. E’ su questo che dobbiamo investire. L’educazione deve partire dai giovani perché manca più giovani. Il problema della biodiversità è fondamentale: essa non può essere esportata. Bisogna creare start up che conservino le biodiversità nei territori in modo che quando si parlerà di Dieta Mediterranea nel mondo per mangiare quei prodotti si dovrà venire sul territorio».

Raffaele Barlotti, Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop: «Quando si parla di eccellenze ci sono due capisaldi da tenere in considerazione: una è il territorio e noi qui abbiamo sia mare che collina, ma anche delle regole, affinché gli attori di queste attività abbiano delle norme precise sia per quanto riguarda la conservazione delle tradizioni nella produzione, sia per quanto riguarda le norme che vadano ad accentuare e tutelare la qualità degli elementi previsti nel procedimento, dalla materia prima al prodotto finale. Altri due ingredienti fondamentali sono la passione e il tempo. Inoltre è importante la promozione».

Guido Contini, presidente del Consorzio AL.B.A. Allevatori Bufalini Associati: «Noi abbiamo iniziato con un discorso di ricerca  sul prodotto carne di bafalo perché inizialmente era stato dimenticato dal consumatore. La ricchezza di ferro comportava una predisposizione di questa carne a diventare scura e comportava diffidenza da parte del consumatore. Abbiamo sviluppato delle ricerche che anche se non hanno dato risultati ci hanno messo nelle condizioni di sviluppare noi stessi delle conoscenze che non erano patrimonio dei produttori. Mi auguro che l’iniziativa di oggi determini un tavolo permanente e sinergie tra imprenditori, ricerca e cultura perché occorre anche una valorizzazione da un punto di vista culturale delle produzioni».

Alfonso Esposito presidente Consorzio Terra Orti: «Dobbiamo cercare di far conoscere le nostre eccellenze attraverso vetrine come l’Expo. Bisogna far sapere alle persone da dove vengono le cose che mangiano. Le biodiversità sono difficili da esportare nel mondo, ma sono quelle che ci fanno conoscere nel mondo, occorre difendere le tradizioni e far girare le eccellenze che si possono trovare in zona. La speranza è che continuino ad esserci questi tavoli permanenti affinché possiamo dare qualcosa di più non soltanto a noi ma anche a chi verrà dopo».

Gerardo Siano presidente Associazione per la Dieta Mediterranea di Paestum: «La Dieta Mediterranea è universalmente considerata uno stile di vita tipico dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo e in particolare del Sud Italia, e ancora più in particolare del Cilento, un territorio in cui Ancel Keys giunse agli inizi degli anni Sessanta attirato dalla fama della longevità dei cilentani e voleva conoscerne le cause. Abbiamo fondato questa associazione perché abbiamo avvertito la necessità di far conoscere questo grande patrimonio. Dobbiamo fare in modo che questo patrimonio venga recuperato, valorizzato e divulgato nel mondo. Non a caso è stato proclamato patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco. L’Expo 2015 ha come tema come “nutrire il pianeta”. La Dieta Mediterranea è una delle risposte più importanti a questo quesito».

Ha concluso gli interventi Carla Riganti dirigente medico A.O.U. Federico II di Napoli che ha parlato di “Nutrizione e Benessere: la cultura mediterranea del cibo”: «Questa terra non può non rispettare le sue tradizioni ma deve camminare verso una fase di progresso. La Dieta Mediterranea nasce qui ma non è solo nostra, è patrimonio di molti paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ma la sede è nostra. Ecco perché nel Cilento c’è quasi la materializzazione di un bene immateriale. Sicuramente il grande scienziato americano ha capito il valore della nostra terra, grande merito ad Ancel Keys, grande ricercatore che ha sistematizzato la ricerca ha visto e ha dato un valore scientifico a ciò che era un’abitudine ordinaria nelle nostre case, un’alimentazione dei nostri nonni basata su principi sani, basata su ripetitività e una variabilità settimanale e cibi poveri».

 

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