Il progetto, nato dall’idea di coniugare l’esigenza di nuovi spazi per accogliere degnamente i reperti custoditi in Villa Rufolo con la valorizzazione dell’esistente, è stato realizzato in tempi record, attesa soprattutto la complessità dell’opera e la sua delicatezza estrema: consegnato l’8 novembre 2013 è stato inaugurato lo scorso 25 aprile, in soli 15 mesi rispettando il rigoroso cronoprogramma, e nonostante la necessità di una variante e la “sorpresa archeologica” del rinvenimento di nuovi ambienti. L’intervento, di fatto, trasforma quello che era sempre stato un valore simbolico, la Torre appunto, in valore culturale ed economico. Un’idea che la Direzione di Villa Rufolo ha approfondito e definito con un progetto preliminare, tre progetti stralcio, una tesi di specializzazione, ricerche, studi mirati e articoli.
Dall’idea dell’opera d’arte totale che fu propria di Richard Wagner, all’idea di un museo a metà fra il reale ed il virtuale che, in un’ascesa di pochi minuti, attraversa mille anni di storia e raggiunge il terrazzo più alto del centro storico di Ravello. Un’opera dall’alto valore intrinseco che va ad accrescere ancor più il valore dell’intero complesso. Con l’aggiudicazione dell’appalto per la musealizzazione, in via di perfezionamento, partirà la fase due del progetto che entro l’anno, porterà all’apertura del nuovo “museo verticale”.
Il percorso espositivo, creato grazie alla monumentale scala in acciaio e vetro realizzata, si svilupperà sui due livelli della Torre e sul terrazzo sommitale e ripercorrerà la storia del monumento simbolo della Città della Musica dalla sua nascita fino all’era di Nevile Reid, con l’ausilio di strumenti museali tradizionali e nuove tecnologie. Il percorso ascendente, realizzato ampliando la spazialità geometrica della Torre e modificando le modalità di percezione e fruizione degli ambienti, realizza il concetto di promenade architecturale in un modo assolutamente unico ispirandosi alle illusioni ottiche delle “scale impossibili” disegnate da Maurits Cornelis Escher. Un’opera, ennesimo tassello del “Progetto Ravello”, non improvvisata ma studiata ed approfondita con l’aiuto di tecnici e maestranze che, prima ancora di realizzarla, hanno saputo cogliere l’essenza e lo spirito del “Klingsor zaubergarten”.
I numeri dell’opera. Per dare un’idea di quale sforzo di progettazione e realizzazione sia stato necessario per costruire la struttura, bastano pochi numeri che sintetizzano meglio di ogni altra parola la complessità e la difficoltà dell’intervento: per permettere un’accurata ricostruzione degli spazi per l’esatto dimensionamento degli elementi del progetto, la Torre è stata analizzata e misurata facendo ricorso alla scansione con uno speciale scanner laser, definito “a tempo di volo”. Per l’elaborazione virtuale del progetto e di tutti i suoi aspetti: architettonici, strutturali e della sicurezza sono state impiegate più di 1.000 ore di lavoro di modellazione tridimensionale con software dedicati; più di 20 modelli di studio digitali e di simulazione, una modellazione strutturale con oltre 2.000 elementishell per un numero superiore a 20.000 equazioni di calcolo; 300 ore di modellazione in officina al computer per la sagomatura dei pezzi.
Sono stati necessari 2 anni per la progettazione e la costruzione. 4.000 ore di progettazione architettonica, strutturale, prospezioni geofisiche e geognostiche, analisi Geotecniche, analisi Sismiche; 400 giornate uomo di verifica e controllo sul cantiere. 300 ore di studio specialistico sulle nuove scoperte archeologiche effettuate grazie ai lavori in corso per: studio, rilievo, interpretazione, catalogazione di: 2 ambienti, circa 2.500 pezzi ritrovati, 451 reperti catalogati. Circa 1.000 azioni amministrative fra: delibere, determine, atti, documenti, mail, telefonate, riunioni, viaggi per complessive 2.500 ore/uomo. La promenade verticale è formata da circa100 gradini e da piani di sosta per una superficie di circa 120 mq. Il dislivello coperto è di 20 m. Per movimentare i 50.000 Kg di acciaio al carbonio alto spessore utilizzati per la costruzione della struttura è stata progettata e realizzata una “macchina” sollevatrice ad hoc da 2 t dotata di un braccio idraulico che ha permesso il posizionamento millimetrico ed in sicurezza di ogni singolo elemento.
Per assemblare la scala sono state necessarie 2.000 ore di saldatura, tipo MIG (Metal-arc Inert Gas), con una procedura realizzativa a filo continuo “animato” in acciaio a sezione tubolare di 1.2 mm dalle performance notevolmente superiori ai sistemi comunemente utilizzati. La tecnologia di saldatura applicata è quella definita Multipass: ogni giunzione saldata ha previsto da 30 a 37“passate”; per i soli gradini sono stati realizzate 194 giunzioni. Considerando i passaggi multipli, si sono raggiunti i 10.000 m di saldatura a filo continuo. Per realizzare le balaustre sono stati impiegati 110 mq di cristallo temperato stratificato. 60 mq di cristallo extrachiaro sono stati necessari invece, per garantire la completa fruizione del terrazzo. L’apparato murario è stato completamente restaurato.
Homines Fabri. Un giusto riconoscimento è stato tributato a quanti – tecnici, maestranze, amministrativi, amministratori, politici, etc. – hanno avuto un ruolo nella realizzazione dell’opera. Definiti tutti “Homines Fabri”, sono stati immortalati in rigoroso ordine alfabetico sulla brochure celebrativa dell’evento: Secondo Amalfitano, Mario Amodio, Gregorio Angelini, Daniele Battaglia, Adriano Bellacosa, Monia Belloro, Renato Brunetta, Mario Cerrato, Cerrato Officine SrL, Raffaele Cioffi, Edmondo Cirielli, Elettra Civale, Giovanni Coppola, Raffaella Correale, Antonio D’Amato, Carmine De Chiara, Vincenzo Demasi, Giuseppe De Mita, Ivan D’Elia, Aurelio De Laurentiis, Damiano Di Giacomo, Rosario Di Giacomo, Maddalena Di Lorenzo, Salvatore Di Martino, Agostino Esposito Afeltra, Manuele Esposito, Elia Ferrara, Adamo Ferrigno, Tiziano Ferrigno, Emilia Filocamo, Ernestina Fiore, Raffaello Forcellino, Vincenzo Gaudino, Rocco Guarino, Paolo Imperato, Piero Imperato, Impresa Ferrigno Michele SaS, Pino Izzo, Pierfancesco Lupi, Michelangiolo Mansi, Nicola Mansi, Paola Mansi, Giovanni Manzi, Gennaro Miccio, Caterina Miraglia, Claudio Moroni, Massimiliano Muscio, Antonio Naddeo, Salvatore Pagano, Sara Pagano, Domenico Paladino, Filippo Patroni Griffi, Francesco Pecorella, Ettore Pietrabissa, Leopoldo Repola, Francesco Tipaldi, Stefano Valanzuolo, Bartolomeo Vitagliano, Paolo Vuilleumier, Rosa Zeccato. Grazie a: ARCUS SpA, Direzione Regionale BAP Campania, EPT Salerno, Soprintendenza Archelogica SA, Soprintendenza BAP SA-AV.