Con telecamere nascoste all’esterno delle strutture indagate, è stato facile individuare quale fosse la procedura per effettuare l’illecito, infatti i veicoli “revisionati “, non entravano neanche nelle officine, ma a farvi ingresso erano semplicemente persone con documentazione alla mano, sulla quale apporre i necessari tagliandi della “pratica fittizia”. Durante gli interventi delle forze militare, sono stati sequestrati pc con software illegali, in grado di simulare in maniera credibile i collaudi delle più svariate tipologie e marchi di vetture.
Tutto ciò, ci rimanda ad un precedente altrettanto plateale riferito a febbraio dello scorso anno, in cui a seguito di un’attività investigativa degli stessi carabinieri, vennero intercetta centinaia di revisioni fatte a nome di un tecnico deceduto. A gettare il ragionevole dubbio su tali beffe, sono i sempre più frequenti riscontri da parte degli stessi militari, di autoveicoli da poco revisionati ma oggettivamente compromessi dal punto di vista meccanico e tecnico.
Ma. Mo