«Miseria e Nobiltà» è la più classica e la più nota delle commedie napoletane. La storia è ambientata nella Napoli di fine ‘800, i protagonisti sono: Felice Sciosciammocca, scrivano (impersonato da Andrea Avallone), e don Pasquale ‘o salassatore (Giovanni Bonelli), poveri in canna, che vivono alla giornata e che, per poter mangiare, sono costretti spesso a ricorrere al Banco dei Pegni e che inoltre vengono rimproverati nei ritardi dei pagamenti dal padrone di casa (Michele Rega). La loro triste situazione è anche motivo di lite fra donna Concetta (Titty Mangrella), moglie di Pasquale, Pupella (Rita Cariello), loro figlia e donna Luisella (Nicoletta Romano), compagna di Felice; a causa di una di queste liti Peppeniello (Lucio Durazzo), figlio di don Felice e avuto dalla prima moglie Bettina (Marilena Giulio) , scappa di casa. Intanto un inaspettato colpo di fortuna si presenta loro nei panni di un giovane nobile e ricco, il marchesino Eugenio (Ernesto Curcione), che è innamorato di una famosa ballerina, Gemma (Mariarosaria Milito), e vorrebbe sposarla, ma i nobili parenti del giovane, negano il loro consenso, senza il quale, il padre di Gemma, don Gaetano Semmolone (Enzo Galdo), rifiuta di concedergli la mano di sua figlia. Così il marchesino propone a Felice e a Pasquale con moglie e figlia di presentarsi in casa di don Gaetano, fingendo di essere i nobili parenti del giovane, e di dimostrare al padre di Gemma che la sua famiglia è favorevole alle nozze. Da qui in poi una serie di colpi di scena, equivoci e imprevisti appassioneranno il pubblico in un’escalation di gags comicissime sino ad arrivare al più classico del lieto fine.
Tra gli altri interpreti occorre menzionare Vincenzo (Enrico Cerenza) cameriere di casa Semmolone con Bettina, Luigino (Marco Reggiani), figlio stravagante di don Gaetano e innamorato di Pupella, il Signor Bebè (Roberto Quattrucci) padre di Eugenio e spasimante di Gemma sua futura nuora. Il tutto è armonizzato dall’esperta direttrice di scena Liliana Senatore mentre la parte tecnica è affidata a Ciro Bracciante. I costumi dell’epoca sono stati reperiti grazie all’ impegno di Rosaria Cosenza mentre la scenotecnica come sempre è affidata alla C.M.C. Group.
Gino Esposito, realtà culturale del panorama teatrale di Salerno in virtù di un’esperienza cinquantennale tra regie e allestimenti di rassegne regionali e nazionali oltre che padre fondatore di due teatri cittadini (Ridotto e Arbostella) ha operato il suo adattamento lavorando su varie fonti disponibili: il testo originale, la versione di Eduardo De Filippo, quella di Enzo Cannavale con Rino Marcelli e non ultimo il film di Totò svolgendo un lavoro certosino per plasmare il suo gruppo composto da venti attori, rendendoli duttili, precisi ma spontanei e soprattutto infondendo a ognuno umiltà e sacrificio, doti necessarie per salire su un palcoscenico.
Il regista ha voluto inoltre accorpare secondo e terzo atto in un solo tempo rendendo la farsa più snella e scorrevole rendendola ancor più gradevole a un attentissimo pubblico.
Spettacoli nel fine settimana 9-10 maggio 2015, il sabato ore 21.15 e la domenica ore 19.15. (Si consiglia prenotazione). Ingresso 12 euro, ridotto 10
Info e prenotazioni: 089/3867440 – 347/1869810 – teatroarbostella@gmail.com – www.teatroarbostella.it
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