“L’introduzione del personal computer unito allo sviluppo delle telecomunicazioni ha portato a nuovi modi di lavorare che richiedono nuove risposte formative, prospettando la necessità di una cultura informatica che solo le nuove generazioni sono in grado di assolvere. Basta recarsi in un qualsivoglia ufficio pubblico per rendersi conto delle difficoltà incontrate da anziani dipendenti che, invece, di velocizzare il servizio, lo rendono macchinoso e spesso inutilizzabile proprio perché poco avvezzi alle nuove tecnologie. Per porre freno alla disoccupazione giovanile, sarebbe opportuno ipotizzare una staffetta tra generazioni. Si tratta della possibilità per un lavoratore “anziano” di lasciare il posto di lavoro, a determinate condizioni, ai propri figli”.
“Quello che si prospetta è un patto tra le generazioni, un accordo attraverso il quale i lavoratori più anziani accettano di fare spazio ai più giovani, anche a costo di cedere il proprio lavoro ed altri diritti acquisiti. Il provvedimento, da sottoporre a referendum, prevede la possibilità di concludere un accordo tra cinque attori diversi: soggetti pubblici, enti previdenziali, le imprese, lavoratori anziani, giovani. Cosa dovrebbe accadere, il lavoratore “anziano” accetta di andare in pensione rinunciando al TFR maturato e ad una decurtazione della pensione di un 20%; il lavoratore giovane viene assunto con contratto di apprendistato o a tempo indeterminato. L’idea di un patto tra generazioni è certamente una prospettiva, anche etica, di grande respiro, che si auspica possa sostenere azioni concrete per disegnare una società più equa e più inclusiva”.
“Questa nuova legge dovrebbe consentire di assicurare la salvaguardia dei livelli di occupazione per le nuove generazioni e di mantenere, contemporaneamente, condizioni di reddito accettabili per le fasce di popolazione meno giovani. Prendiamo ad esempio il Comune di Salerno: qui abbiamo circa 300 dipendenti sui 1200 in organico che superano i 60 anni, addirittura circa 700 che superano i 55 anni e quasi tutti genitori di figli maggiorenni disoccupati. Questa nuova normativa, applicata al solo Comune di Salerno, permetterebbe a circa 1.000 giovani disoccupati di trovare subito lavoro. La legge 92/2012 che ha introdotto la riforma del mercato del lavoro e l’ultima riforma del diritto del lavoro in Italia (il cosiddetto Jobs Act) non sono riuscite a ridurre la disoccupazione e a correggere quelle deformazioni strutturali che impediscono a migliaia di giovani di trovare lavoro e di essere “mobili” sul mercato”.
Commenta