Sempre secondo i responsabili aziendali, prosegue la nota, “permarrebbe un decremento dei ricavi e dei margini di profitto” e in questo contesto “l’azienda ha evidenziato come abbia dovuto affrontare un ampio processo di riduzione o trasformazione di attività, ricercando nuovi assetti organizzativi, perseguendo processi di ristrutturazione, riorganizzazione e razionalizzazione delle attività”. Tutto ciò avrebbe appunto comportato una eccedenza strutturale di 166 lavoratori, “lavoratori che Ericsson intende licenziare nel minor tempo possibile”. I sindacati hanno contestato fortemente quanto dichiarato dall’azienda.
“Senza voler negare la difficoltà complessiva del momento – affermano – non si può sottacere come ancora esistano buoni margini di profitto in un mercato di riferimento difficile ma che ha ancora ampie possibilità di fare impresa. Inoltre desta non pochi dubbi la correttezza legale della procedura e dei criteri con i quali sono stati individuati i numeri, nonché la collocazione aziendale ed i profili professionali”.
Tra i dubbi ‘sostanziali’, invece, le sigle affermano che “non esiste mancanza di lavoro: diffuse sono le azioni di off-shoring (verso paesi dell’Est europeo, la Cina e l’ India) e di near shoring con finte consulenze che vedono una numerosa presenza di personale di altre aziende che lavorano senza distinzione di sorta a fianco dei dipendenti Ericsson”. E non esiste nemmeno “un problema pressante dei costi se ancora in questa fase vengono erogati notevoli bonus economici individuali”.
Quindi Ericsson “si assumerebbe una gravissima responsabilità qualora decidesse di procedere con i licenziamenti coatti, una responsabilità che la porterebbe ad essere un caso unico nel settore delle tlc dove, anche in questi anni di forte crisi, non si è mai andati oltre criteri di uscita volontari di mobilità non con i criteri di legge ma con il criterio della non opposizione”.
I sindacati propongono allora “soluzioni non traumatiche” come i contratti di solidarietà e l’apertura di una nuova mobilità volontaria associati ad un serio programma di reinternalizzazione di attività creerebbe le condizioni per avviare un profondo programma di riprofessionalizzazione che porterebbe al superamento di questa fase. Con questi presupposti, concludono, “è chiaro che è difficile prevedere margini di trattativa e perciò l’incontro si è concluso senza una data per riprendere il confronto”.
Nell’immediato i sindacati continueranno il percorso di conflittualità, portando al Ministero del Lavoro “le valide ragioni dei lavoratori di Ericsson e mettendo in campo tutti gli strumenti, sindacali e legali, per tutelare al meglio i lavoratori”. I licenziamenti riguardano in maggioranza la sede di Roma, ma anche quelle di Assago, Napoli e qualcuna in altre città.
Ericsson è disponibile “a intraprendere un percorso costruttivo e condiviso” con le organizzazioni sindacali, in merito alla riduzione del personale. Lo annuncia l’azienda in una nota. Ericsson, ricorda la nota, “ha recentemente annunciato una serie di misure per ridurre i costi e aumentare l’efficienza di tutte le Business Unit, Group Function e organizzazioni regionali.
Come parte di queste misure, l’azienda ha comunicato alle rappresentanze sindacali alcuni cambiamenti che riguardano l’Italia, tra cui la necessità di pianificare un percorso di riduzione del personale, comprendente la parte residua del piano annunciato e iniziato nel 2013. L’azienda ha iniziato le consultazioni con le organizzazioni sindacali interessate e conferma la propria disponibilità ad intraprendere un percorso costruttivo e condiviso con esse”.