In entrambi i casi, grazie ad accurate indagini avvalendosi del Metodo delle Evidenze Fisiche (messo a punto negli Stati Uniti e utilizzato dalla Polizia Scientifica in Spagna e Portogallo nelle investigazioni sugli incendi boschivi) utile per poter ricostruire la dinamica dell’incendio mediante il rinvenimento del punto di innesco, i Forestali sono riusciti ad individuare i responsabili dei roghi, i quali usando il fuoco per pulire il terreno, al fine di eliminare l’erba secca e arbusti infettanti presenti sul fondo di loro proprietà, causa il forte vento avevano perso il controllo delle fiamme, innescando due grossi focolai che hanno distrutto circa quattro ettari di macchia mediterranea e bruciati diversi alberi di roverella e ontano.
Entrambi gli incendiari, denunciati alla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania, rischiano da 1 a 5 anni di reclusione. Le attività di raggruppamento e abbruciamento in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non superiori a tre metri steri per ettaro dei materiali vegetali, effettuate nel luogo di produzione, costituiscono normali pratiche agricole consentite per il reimpiego dei materiali come sostanze concimanti o ammendanti. Tali attività, sono sempre vietate nei periodi di massimo rischio per gli incendi boschivi (luglio-settembre) e, in tutti i casi in cui sussistono condizioni metereologiche, climatiche o ambientali sfavorevoli (presenza di vento, siccità) o nei casi in cui possano derivare rischi per la pubblica e privata incolumità e per la salute umana.
Comunicato Ufficiale del Corpo Forestale dello Stato