“Il caso De Luca è più grande della Campania e persino più vergognoso di De Luca e della sua assoluta mancanza di rispetto della legge. Averne accettato la candidatura, e poi tutt’ora sostenerla, dimostra la spregiudicatezza amorale di Matteo Renzi, il suo sentirsi, come dicevano i latini a proposito dell’imperatore, ‘Princeps legibus solutus’, sopra il codice, sopra lo Stato. Adesso chiediamo che il presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, prenda posizione su questa vicenda e dica parole chiare al Paese. E’ inutile stilare liste di impresentabili quando il più impresentabile di tutti concorre per la guida di una regione importante come la Campania. Capiamo l’imbarazzo della Bindi, compagna di partito di De Luca, ma il suo ruolo istituzionale le impone un atteggiamento super partes”. Lo dice il capogruppo di FI alla Camera, Renato Brunetta.
“De Luca – aggiunge – è stato condannato in primo grado per abuso di ufficio. Come tale, è prima stato dichiarato sospeso da sindaco di Salerno sulla base della legge Severino, e poi rimesso in sella dal Tar. Sulla base di questo precedente e in barba alla legge in vigore, contando su una bella mano dei giudici amministrativi locali, Renzi ha accettato e sostenuto vigorosamente De Luca come candidato governatore della Campania”. “Contava, in caso di elezione, e facendo leva sull’immediata sospensione causata dalla legge e poi ribaltabile dal Tar, di prendere la palla al balzo, e di modificare in quel punto la legge Severino, per regolarizzare il proprio candidato.
Invece la Cassazione ha stabilito ieri che il Tar non ha diritto a intervenire per sospendere gli effetti della legge Severino: può farlo solo un Tribunale ordinario. Il quale ha tempi lunghi, e non si sa come la pensi in materia”, prosegue. “Risultato: in caso di successo (improbabilissimo) di De Luca le elezioni si dimostrerebbero una colossale burla. Milioni di persone avrebbero eletto un fantasma”, conclude.
(ANSA).
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