L’utero in affitto è una pratica barbara, nella quale un essere umano è considerato al pari di un “prodotto”, risultato di un passaggio di denaro tra un acquirente o locatario e un venditore o locatore. Ma le persone non sono cose, gli esseri umani non possono mai essere considerati oggetti, meno che mai i bambini.
I figli non si pagano: il desiderio di avere un figlio non può essere confuso con un diritto. L’unico vero diritto che è quello di un figlio a non essere considerato un prodotto da acquistare tramite contratto di compravendita oltre a quello di avere un papà e una mamma che non l’hanno ridotto a cosa.
Contestualmente alla raccolta firme sarà promosso l’evento previsto a Roma il 20 giugno in piazza San Giovanni “stop gender, difendiamo i nostri figli” a difesa dell’istituto del matrimonio, della famiglia composta da un uomo e da una donna, del diritto del bambino ad avere una figura materna e una paterna, senza dover subire già dalla scuola dell’infanzia la propaganda dell’ideologia gender.