Il punteggio più alto del concorso è andato a un ice wine prodotta in Moldavia con uve moscato ottonel (95 punti), il miglior vino dell’edizione 2015; seguito appunto dal passito calabrese. Tra i migliori rossi, con 93,8 punti il vino portoghese da uve baga della Adega Cooperativa de Cantanhede; seguito dall’Avvoltore, base sangiovese della cantina toscana Morisfarms di Massa Marittima (Gr), con 92,8 punti. A seguire il miglior bianco del concorso, prodotto dalla Cantina di Toblino in Trentino con uve nosiola. E nella categoria degli Spumanti trionfa un altro portoghese, il brut da uve baga prodotto ad Aveiro dalla Casa de Sarmento (90,75 punti), seguito dal Prosecco di Conegliano Valdobbiadene della cantina Sartori, da uve glera (89 punti).
E ancora: miglior vino biologico quello dell’azienda agricola Le Carline, Doc Lison Pramaggiore, una vendemmia tardiva da uve verduzzo; infine Medaglia d’Oro al brut rosè della cantina Armando Peterlongo, prodotto a Garibaldi, in Brasile; Paese ospite d’onore di questa edizione de La Selezione del Sindaco.
Gli oltre mille vini iscritti al Concorso (circa 600 gli italiani, oltre 400 i portoghesi, una cinquantina dal resto del mondo) e le concomitanze di altri concorsi ed eventi nel medesimo periodo, testimoniano l’attrattiva e la fiducia dei produttori europei verso La Selezione del Sindaco sia per i contenuti che per il legame vino-vitigno-territorio, che caratterizza questo particolare concorso enologico. La Selezione del Sindaco prevede infatti la partecipazione congiunta delle cantine e dei territori Città del Vino: le prime non possono partecipare se non si iscrive anche il Comune di riferimento. Il concorso prevede anche un limite minimo e massimo da 1.000 a 50.000 bottiglie, con un’attenzione particolare a vitigni autoctoni, vini passiti, vini maturati in argilla e produzioni di qualità delle cantine sociali.
“La qualità riconosciuta dalle commissioni d’assaggio va oltre i risultati ottenuti – commenta il direttore delle Città del Vino, Paolo Benvenuti – e testimonia la capacità dei produttori pur in presenza di annate difficili, dovute alle bizzarrie del tempo e ai cambiamenti climatici, di saper produrre bene. In tal senso i vitigni autoctoni sembrano dimostrare migliori potenzialità in vigna e in cantina. La grande prestazione di questi vini è un biglietto da visita dei territori anche in senso turistico e di sviluppo locale. Un ruolo che non deve essere snaturato, ma accompagnato con intelligenza negli anni a venire, grazie anche all’impegno costante delle associazioni del vino europee che rappresentano un’eccellenza da tenere sempre più in considerazione”.