Conto alla rovescia per la pubblicazione della mappa ‘top secret’ delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nucleare nazionale, in cui su 150 ettari dovranno essere stoccati definitivamente circa 75mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità e temporaneamente 15mila ad alta intensità provenienti dallo smantellamento delle vecchie centrali e dall’attività industriale, di medicina nucleare e di ricerca. L’Italia è l’unico Paese UE a non averlo e da mesi Sardegna ed Emilia Romagna in particolare hanno alzato le barricate contro la possibilità che venga costruito sul proprio territorio.
Martedì prossimo, 16 giugno, scade il termine di 60 giorni entro il quale la Sogin, la società di Stato che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, deve consegnare ai ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente gli approfondimenti richiesti il 16 aprile scorso. Dopo le verifiche su migliaia di pagine fra testi e cartografie, i due dicasteri potranno dare il nulla osta a Sogin per svelare – ragionevolmente a inizi luglio – mappa dei siti e progetto preliminare della costruzione del deposito all’interno di un Parco tecnologico (che prevede un centro di ricerca, aperto a collaborazioni internazionali, per attivita’ nel campo del decommissioning, della gestione dei rifiuti radioattivi e dello sviluppo sostenibile in accordo con il territorio interessato).
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