Il Monumento costituisce un preziosissimo documento artistico per la conoscenza della scultura gotica napoletana della seconda metà del Trecento. Viene realizzato a pochi anni di distanza dal colossale Monumento di Roberto d’Angiò nella chiesa di Santa Chiara, opera dei fratelli fiorentini Pacio e Giovanni Bertini. Prima di essi, di fondamentale importanza fu il soggiorno a Napoli, fra il 1326 ed il 1336, di Tino di Camaino, maestro senese al quale si deve la fioritura e la fondazione di una scultura gotica napoletana moderna. Il rientro in patria dei fratelli fiorentini, agli inizi degli anni cinquanta, privò l’arte napoletana di due fondamentali figure artistiche.
La loro eredità fu raccolta da scultori formatisi nella loro bottega nel cantiere del Monumento di Roberto d’Angiò. A questi va restituita la paternità anche del Monumento Sanseverino, la cui datazione si colloca subito dopo il 1358, anno di morte del dignitario della corte angioina. Tommaso III era un gran devoto del fraticello di Assisi, e fu il fondatore del convento di S. Antonio, che ha sempre goduto della protezione del Casato dei Sanseverino. Per questo motivo, alla sua morte, il Monumento funebre fu allocato nella chiesa del convento. I costi del restauro sono stati sostenuti dalla Provincia dei Frati Francescani ed i lavori sono durati diversi mesi, condotti dalla ditta Nova Ars con la Supervisione della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Salerno ed Avellino ed interamente finanziati dai frati del convento.
Durante l’intervento sono stati messi in luce i due fronti laterali con le figure dei santi, incassati e nascosti nelle pareti. E’ stata eseguita una attenta pulitura delle superfici che ha rivelato precedenti interventi con sostanze abrasive, i cui danni sono stati in alcuni casi rilevanti ed irreversibili. Particolare attenzione è stata posta alle sculture che circondano la statua principale in alto, raffiguranti probabilmente figure della corte sanseverinese. Si tratta di tre statuine di donne in abbigliamento di rappresentanza, che rivelano particolari momenti della moda dell’epoca compresa l’acconciatura dei capelli. Inoltre c’è un blocco unico con le sculture di tre militi protesi verso il Gran Conestabile. Su questi gruppi sono state rilevate tracce di pitture che lasciano intendere la possibilità che in origine fossero dipinte, come si vede nel più tardo Monumento funebre della Regina Margherita di Durazzo ( 1414) nella Cattedrale di Salerno.
“Questi gruppi scultorei – comunica il Sindaco – saranno esposti alla cittadinanza, per tutta la giornata del 26 Giugno, prima della loro definitiva collocazione alla sommità del Monumento”.
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