Difficile è anche il rapporto tra tecnico e società dove Lotito non è un presidente che ha peli sulla lingua, tutt’altro. Ecco perché bisogna far coincidere tanti aspetti. Ecco perché la scelta dell’allenatore è delicata. Caso Menichini e questione contrattuale a parte (il tecnico è stato di fatto esonerato) la panchina granata sarà affidata ad un allenatore bravo soprattutto a gestire il gruppo ed a tenere compatto lo spogliatoio. E’ questa la conditio sine qua non. Menichini è stato un ottimo gestore dello spogliatoio checchè ne dica Fabiani. Perrone altrettanto così come Gregucci. Tutti allenatori non confermati ma che rispondono ad un determinato cliché di tecnici in circolazione. Ecco perché Simone Inzagli, soluzione interna ed economicamente non dispendiosa non dispiace alla proprietà. Ma anche il nome di Bollini, ex primavera Lazio, lo scorso anno a Lecce, torna prepotentemente d’attualità.
Stesso discorso per Torrente, Grassadonia, o Baroni. Più difficile, se non impossibile vedere sulla panchina granata i vari De Canio o Novellino. Così come è da escludere la soluzione Sampdoria con due allenatoriZenga ed un vice come Gigi Cagni che si occupera della fase difensiva. Costi eccessivi che al momento può permettersi solo mister Ferrero. Serve un allenatore capace di valorizzare i giovani della Lazio. Che sia capace di gestire e far convivere gli esperti e quelli della vecchia guardia con i giovani della casa madre Lazio. Vicende come il caso Zampa, il capitano della Primavera della Lazio stritolato dalle polemiche e dalle esclusioni nella Salernitana impegnata nel torneo di C2 sono lussi che la casa madre non può permettersi in cadetteria. E su questo che ragionano Lotito e Mezzaroma: far conciliare budget, ambizioni e gestione dei calciatori