Oggi, dopo due fallimenti ravvicinatissimi, dopo una serie di vicissitudini, dopo che il Salerno Calcio ha dovuto vincere finanche un campionato di Serie D, andando ad affrontare squadre dai nomi improbabili e vincendo su campi simili a quelli di inizio ’900, i supporters granata spengono 96 candeline e celebrano il ritorno della Bersagliera in una categoria che più le compete (anche se la storia dice che la Salernitana ha trascorso la maggior parte della sua esistenza in terza serie). Mezzaroma e Lotito, che pure all’inizio non era stato accolto benissimo e che ha dovuto imparare ad interagire con la piazza senza creare incidenti diplomatici ad ogni uscita pubblica, hanno mantenuto fede agli impegni assunti nei confronti della tifoseria granata quando furono “preferiti” agli altri candidati.
E in questi giorni, a proposito di storia, stanno avviando la programmazione in vista del loro quinto anno di gestione. Tra alti e bassi, anche loro, sono riusciti comunque laddove tanti altri avevano fallito. Tre campionati vinti, due trofei messi in una bacheca che poteva annoverare fin qui solo il Trofeo Berretti del 1969, conquistato da Fulvio De Maio e soci, con Peppino Tedesco presidente, uno dei più amati della storia. Sarà un caso, ma dopo di lui sarebbe toccato ad un altro Peppino (Soglia) far festa dopo tante sofferenze, per il raggiungimento di una promozione, che segnò il salto di qualità non solo della squadra, ma di tutta la città. Era la Salernitana di Agostino Di Bartolomei.
Uno dei più grandi uomini transitati per Salerno, forse il più grande campione in assoluto visto in granata. La storia recente è fatta di grandi gioie, come le cavalcate trionfali della Salernitana durante Rossilandia o quella trascinata dai gol di Arturo Di Napoli, ma anche di amare delusioni, come la retrocessione dalla Serie A e la tragedia del treno, il fallimento di Aliberti prima e di Lombardi poi, la palla di pezza, il calcioscommesse, la morte del Siberiano. Macchie indelebili. Pagine della storia che vanno ricordate nella speranza che non se ne scrivano mai più di simili. E allora godiamoci il dì di festa, sperando in un futuro radioso, buon compleanno Salernitana!