Un incontro per favorire “soluzioni a portata di mano: dal modo con cui potremmo scendere a 20 squadre a quello di collaborare scegliendo politiche comuni come progettualità e controllo dei conti”.
“Sono convinto che un punto di incontro, almeno tra di noi, si troverà”, assicura Abodi. “Quando si parla di riforme si corre anche il rischio di sovraccaricare di significati quella dei campionati – spiega -. Che sarà anche importante, perché siamo tanti e siamo troppi, come società professionistiche. Come forse siamo troppi come leghe professionistiche”. Una Serie A a 18 squadre? “In un sistema la priorità la detta il soggetto trainante – avverte Abodi – quello che maggiormente contribuisce. La grande riforma parte evidentemente dalla Serie A, se ci sono le condizioni, se se ne avverte l’esigenza. Forse la Serie A non ne avverte l’esigenza, ma non possiamo neanche fargliene una colpa”.